Presentato a Morano “Tkawet in calle Cristo de la luz”

Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 224) il 20 febbraio 2016.

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L’opera di Trento Vacca illustrata dal presidente Mario De Rosa

Lo scorso 16 gennaio è stato presentato, a Morano Calabro, il libro “Tkawet in calle Cristo de la luz” del giovane autore Trento Vacca. Prima di andare a scoprire i segreti dell’opera, Trento, ti dispiace introdurti? Chi è l’autore di questo libro e come ha fatto ad avvicinarsi al mondo della scrittura?

L’autore di questo libro è un ingegnere con una grande passione per l’arte, il cinema, la letteratura, i viaggi e la musica, quindi diciamo che arrivo a fare l’ingegnere dopo diversi percorsi trasversali umanistici. Mi sono avvicinato alla scrittura per caso; sembra una frase fatta ma è così. Circa 4 anni fa sono stato invitato a partecipare a un concorso letterario e ho scritto un racconto dal titolo “Il rumore delle pietre di Dachau”. Successivamente il concorso è stato annullato e allora ne ho scelto un altro: il Marguerite Yourcenar 2012. Ebbene, sono arrivato finalista: è lì che ho capito che quello che scrivevo e come lo facevo poteva interessare alla gente. Il passo successivo è stato subito quello di scrivere un romanzo, e così è stato.

Pubblicare un libro è come vedere un sogno realizzarsi. Nell’Italia di oggi, quanto è difficile concretizzare un sogno del genere? “Tkawet in calle Cristo de la luz” ha visto la luce, ma sono tante le opere che rimangono incompiute o, peggio ancora, che non trovano uno sbocco per essere pubblicate. Che messaggio vorresti trasmettere ai giovani scrittori calabresi?

Non ci ho mai riflettuto abbastanza forse perché ho subito raggiunto gli obiettivi che mi ero prefisso. Credo sia difficile come tutte le cose che si fanno a questo mondo ma rimango sempre dell’avviso che se si scrivono cose interessanti, prima o poi emergono. Non ne faccio nemmeno un fatto territoriale, oggi non ci sono confini, siamo tutti in rete. A tutti quelli che scrivono dico di scrivere per la voglia di farlo, senza pensare ad altro e senza aver fretta, e soprattutto scrivere cose proprie, uniche: è l’unico modo per interessare la gente.

Presente all’evento e disponibile come pochi altri, il presidente Mario De Rosa, ben noto ai lettori de il Lametino, che ha saputo deliziare i partecipanti all’evento con la lettura di ben tre poesie. Sarai sicuramente grato al presidente De Rosa per la sua disponibilità e partecipazione…

Sì, certo, anche se all’interno di un’esperienza culturale unica come la scrittura di un romanzo non esistono gerarchie tra chi a diverso titolo vi collabora: ognuno dà e prende dal flusso di energia che si genera. L’idea di inserire delle poesie all’interno di un romanzo mi sembrava un buon esperimento da fare, e così è stato. Mario è un grande poeta, non lo devo dire certo io, sono convinto che il pubblico avrà sicuramente molto apprezzato i suoi interventi.

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Passiamo ora al nocciolo dell’evento, il libro da te scritto. Il titolo è decisamente particolare: cosa significa e perché è stato scelto? Come si articola l’opera?

Me lo chiedono tutti, e questo conferma la buona scelta del titolo, magnetico per la curiosità dei lettori. Tkawet è un dolce marocchino che si usa mangiare nel periodo del Ramadan accompagnandolo con un buon tè; calle Cristo de la luz è una stradina di Toledo che prende il nome dalla moschea del “Cristo de la luz” che vi sorge immediatamente a ridosso. Lì di fronte alla moschea esiste un ristorante arabo e uno dei personaggi del libro è proprio un ristoratore arabo… il resto lo troverete nel romanzo. Sia il dolce che la moschea sono due elementi molto suggestivi della cultura araba e musulmana che all’interno del libro si intreccia con la cultura occidentale cristiana attraverso l’interazione tra due personaggi che si confrontano, arricchendo ognuno la propria vita con la conoscenza dell’altro. Il tutto lontano dalle distorsioni che i media, oggi più che mai, danno sui popoli arabi. L’opera ha una struttura tripartita. La prima riguarda la gioventù, le avventure universitarie, il sesso; i protagonisti percorrono una strada di vita quasi inconsapevolmente. La seconda parte è quella del passaggio della linea d’ombra conradiana – dall’omonimo romanzo – e cioè l’assunzione delle responsabilità. I protagonisti, passando da una crisi esistenziale, diventano artefici del proprio destino. La terza è la parte della consapevolezza, tutto ritorna come prima ma nulla è ormai come prima.

Prima di scrivere un libro, è necessaria una buona dose di ispirazione. Dove l’hai trovata? A cosa ti sei ispirato?

Questa volta la risposta è semplice, l’unica fonte di ispirazione è la mia vita. Il romanzo ha un solido impianto autobiografico che a tratti migra verso altri percorsi verosimili; ognuno di noi nella propria vita si trova a un bivio e lì bisogna scegliere… il romanzo, a volte, di fronte a questi incroci, svolta a sinistra quando nella vita invece ho svoltato a destra e viceversa per cui dentro il romanzo ci sono io, quello che avrei voluto essere e anche quello che non avrei voluto essere.

Diversi lettori a te vicini si congratulano sui social network come Facebook ed esprimono un profondo apprezzamento per Tkawet in calle Cristo de la luz. Come stai vivendo questi momenti?

Sono veramente molto contento. Ho creduto sin da subito nella forza di questo romanzo e sto avendo conferma dai lettori che si dimostrano entusiasti. Abbiamo venduto oltre cento copie in una settimana dall’uscita e questo dimostra un grande affetto nei miei confronti ma soprattutto tanta curiosità verso il romanzo e anche le ordinazioni su internet stanno andando bene. Ora quello che mi interessa di più è un confronto più da vicino con i lettori che hanno qualcosa da dirmi, delle impressioni da rappresentarmi, ma questo lo farò con ognuno di loro di fronte ad una buona bottiglia di vino rosso… ho l’impressione che mi attendono diverse cene e serate interessanti.

Difficile pensare che non scriverai altro, molto difficile. Sei già al lavoro ad una nuova opera, o hai comunque l’intenzione di scriverla? Cosa vorresti dire ai tuoi fan che ti seguono?

In realtà ho già qualcosa tra le mani che ho stoppato per gli impegni di lavoro e di presentazione del mio Tkawet… le idee non mi mancano ma è fondamentale maturare esperienze, è fondamentale prendersi del tempo senza cercarle, si presenteranno da sole e allora capirò che sarà di nuovo il momento giusto. Non parlerei di fan ma di lettori a cui piace il mio mondo. Ora come ora voglio solo ringraziarli per l’interesse che mi dimostrano giorno dopo giorno. Il mio sogno è quello di far provare alle persone lo stesso entusiasmo verso la lettura che ho provato io leggendo per la prima volta i libri di Tiziano Terzani: è stato lui il mio più grande riferimento in questi anni di scrittura.

Francesco D’Amico

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