Giustizia e Conflitto: intervista ad Antonio Dimartino per il suo ultimo libro

L’opera è edita da Tab edizioni e tratta le tematiche della giustizia e del conflitto sociale

Antonio Mirko Dimartino è cultore della materia in sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale presso il Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell’Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro. Autore di numerosi saggi e pubblicazioni scientifiche, membro dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS), è caporedattore della Rivista internazionale di sociologia giuridica e diritti umani.

In occasione dell’uscita del suo secondo libro, edito dalla prestigiosa Tab edizioni, dal titolo “Giustizia, società, conflitto”, è risultato quasi doveroso intervistare l’autore ed esprimere profonde congratulazioni per la pubblicazione dell’opera.

Buongiorno Antonio, ed eccoci qui, con piacere, a intervistarti sul tuo secondo volume dal titolo “Giustizia, società, conflitto”. Come nasce l’idea di trattare il tema della giustizia e del conflitto sociale?

Buongiorno e grazie per aver voluto ritagliare questo spazio in occasione della pubblicazione della mia opera. L’idea nasce dal poter constatare da sociologo del diritto, dopo anni di ricerche e seminari, come il panorama nazionale e internazionale degli studi e delle analisi sulla “giustizia” e sul “conflitto sociale” sia progressivamente cresciuto. Se, infatti, per un verso è aumentata a dismisura la richiesta di giustizia, per altro verso si è dilatata l’esigenza di controllare questa domanda. Il volume, dopo una ricostruzione teorica dei principali dibattiti, compie un’analisi strutturale e funzionale del conflitto sociale, confermando come il conflitto sia la normale modalità di interazione tra gli uomini. La solidità del rapporto sociale, difatti, deve essere misurata dalla presenza del conflitto e non dall’assenza dello stesso.

La genesi dell’opera è molto interessante. Ci sembra di capire, dunque, che alla base della tua ricerca ci sia la Sociologia del Diritto, giusto?

Assolutamente sì! L’incontro con quella sociologia del diritto che preferisco definire sociologia giuridica, indicando comunque quella meravigliosa disciplina che, come Renato Treves dichiara quale fondatore della scienza sociologico-giuridica in Italia, ha appunto due espressioni equivalenti, ha rappresentato per me il fascino della scoperta, il motore di ricerca dei miei dubbi nella mia lunga esperienza universitaria come cultore della materia.

La copertina del libro “Giustizia, società, conflitto” e l’autore, Antonio Mirko Dimartino.

In queste tue parole fai riferimento ai “dubbi”, a cosa ti riferisci di preciso?

Mi riferisco al fatto che i voti massimi e la tanto ambita menzione accademica ricevuti a conclusione dei miei studi universitari, ormai diversi anni fa, si basavano sullo studio intenso di quel “diritto”, inserito in manuali di oltre mille pagine, che non coincideva assolutamente con la nutrita ed evidente sfiducia circa l’esito di un giudizio, ampiamente osservabile nella società. Questa sfiducia e l’idea di abbandonare il tutto, infatti, non era presa dal classico cittadino onesto solo perché il giudizio si presentava lungo e costoso. Su questo ho riflettuto e lavorato intensamente per la stesura del mio volume.

Come nascono tutti questi “dubbi” nello studio intenso del “diritto”, come tu lo hai appena definito?

È chiaro che “maestro” impareggiabile nell’insinuare il dubbio nella mia mente è stato il prof. Bruno Maria Bilotta, con i suoi libri, le sue indimenticabili lezioni universitarie e gli illuminati progetti editoriali come la Rivista internazionale di sociologia giuridica e diritti umani, la prestigiosa rivista scientifica della quale ho l’onore di essere caporedattore. Dopo la mia laurea, l’illustre professore mi propose di collaborare con lui, nella didattica e in sede di esami di profitto, per la Sociologia dei conflitti, per la Sociologia della devianza e, altresì, per la Sociologia giuridica e della devianza, dal maestro insegnate aprendo nuove ed entusiasmanti strade alla didattica stessa. Di tutto questo ho profonda gratitudine e prometto di conservarne sempre l’imponente patrimonio. Questo libro ne è testimonianza evidente.

La passione con la quale ci rispondi è contagiosa. Ringraziandoti per questa intervista, ti chiediamo per quale motivo un comune lettore dovrebbe acquistare il tuo secondo libro.

Il motivo è semplice, in quanto questo libro propone al lettore alcune riflessioni di analisi sociale sul tema della giustizia in uno sfondo costante di teoria di conflitto sociale. Un percorso che non ha pretese esaustive ma che non può ignorare come nel panorama vasto e complesso degli studi socio-giuridici fin qui prodotti, in realtà molti meno di quanto il tema e la crescente problematicità delle situazioni sociali a questo collegate che quotidianamente emergono meriterebbero, richiede di indagare ancora una volta i rapporti tra diritto e società, con un occhio scientifico più attento ad una maggiore fruibilità delle tematiche stesse piuttosto che a quello degli approfondimenti strettamente tecnici o procedurali. Credo altresì che la lettura di questo volume possa, finalmente, far comprendere ai più come il conflitto sia un fenomeno ineliminabile della società. La giustizia, quindi, si nutre di conflitto.

Francesco D’Amico

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