Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 224) il 20 febbraio 2016.
Focus sul Drago di Caulonia, un’opera d’arte a rischio idrogeologico
Il 20 settembre 2012, è stato rinvenuto un mosaico raffigurante un drago che dialoga con un delfino, a Caulonia in Calabria. Ma è nel 2016 che in una stanza presso Casa matta per intero è svelato con un programma, che ne garantiva la custodia con mezzi migliori e appropriati. Purtroppo, ci dice da subito il professore Cuteri, lo scopritore, che il problema del maltempo, che dal 2012 in poi diventa sempre più emergenza, ha reso e rende il tutto più difficile da tutelare.
E i finanziamenti?
All’inizio gli scavi sono stati autofinanziati dagli archeologi, dagli studenti che volevano formarsi e in piccola parte dall’Università di Reggio Calabria. Adesso il finanziamento istituzionale serve poiché il mosaico non è in condizioni di sicurezza, si trova all’aperto e a venti metri dal mare. La natura non ha controllo e ogni anno si porta via qualche pezzo importante (parti dell’altare e mura di cinta attorno il tempio), e sta mettendo a rischio la duna posta a protezione del mosaico.
Quali sono i provvedimenti intrapresi in questi anni?
Io ho cercato subito di sensibilizzare l’opinione pubblica, anche se nell’immediato non si poté operare tempestivamente, e le mareggiate hanno danneggiato l’area archeologica attorno la duna. Vi fu un primo intervento della Provincia di Reggio Calabria, che finanziò 25.000 euro per realizzare una protezione in pietra, ma non risolutoria, perché il mare continuava ad erodere la zona. Così ottenemmo un finanziamento dal Ministero di 300.000 euro. Sono state realizzate 150 metri di mura, ma una parte della duna a Nord ancora è scoperta. I finanziamenti però ci sono e tra non molto dovrebbe partire un bando di gara della Regione Calabria con la previsione di proteggere la duna e di realizzare una copertura adatta per il mosaico. La protezione è necessaria anche per impedire il saccheggio in atto attorno alla stessa. Riguardo la furia del mare è importante, invece, arrestarla in mare stesso: è chiaro che le acque non debbano arrivare sulla duna. Finché è possibile, si cerca di tutelare l’area archeologica che è straordinaria, proprio per la sua caratteristica di affacciarsi sul mare in un contesto ancora ben conservato.
E se si pensasse al trasporto in un museo?
Certo è che se il mare in qualche modo non verrà arginato, il mosaico va trasportato in un museo. Da studioso non posso però che augurare che il mosaico rimanga lì, all’interno dell’edificio dove è stato rinvenuto.
Qual è il valore simbolico delle figure?
Sono mostri che si fronteggiano ma non si combattono, delfino e drago, ma subito dopo un rosone troviamo un Ippocampo con un delfino sugli altri lati. Il drago è un guardiano del male e il delfino è legato ad Apollo e Dioniso, quindi sacro e compagno di viaggio. Indica il viaggio nelle traversate della vita e in quella finale oltre la vita terrena. L’Ippocampo, invece, simboleggia la liberazione, dalla gabbia corpo, dell’elemento anima.
La passione per l’Archeologia del professore Cuteri inizia in terza elementare per la storia racchiusa nel Sussidiario. Laureato, a Firenze si perfeziona e prosegue la sua passione per la Civiltà antica, il mondo greco e romanico. Sono recenti i suoi studi nell’antica Scolacium, Colonia Minervia Nervia Augusta, nel catanzarese.
Lucia De Cicco