Solo e pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti,
e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman la rena stampi.
É grazie a questi versi che possiamo immaginare come sono fatti i poeti. Questo sonetto, presente nel Canzoniere, è uno dei più profondi di Francesco Petrarca. Egli mette a nudo se stesso nella veste di poeta che si aggira per luoghi deserti in preda al suo tormento sempre vivo. Oggi, però, questa disperazione del poeta vive in arene nuove, quelle tecnologiche. Si sviluppa sempre più la passione di scrivere poesie utilizzando anche i social network e non solo la tradizionale carta. Di questa passione poetica, ne abbiamo parlato con un prodigioso poeta calabrese simbolo di un animo profondo che si nutre di versi e vive di emozioni, Mario De Rosa.
Mario, quando nasce la tua passione per la poesia?
La poesia è stata sempre presente in me, solo che non me ne rendevo conto. Più i sentimenti scottavano, più mi schernivo nell’esternarli. Ho sempre amato la poesia e la letteratura, ma solo abbastanza tardi, nel 2006, la sotterranea acqua è affiorata. Ora è fiume, che a volte tracima e invade la pianura.
Nei tuoi versi ti ispiri a qualche poeta in particolare? Quali sono i tuoi modelli?
Tanti poeti, nel corso degli anni, mi hanno arricchito dei loro versi. Ritengo ognuno di loro indispensabile alla mia formazione, dai classici ai “postmoderni”. Amo molto Mario Luzi, genio non ancora del tutto studiato. Ritengo magnifici Dino Campana e Alda Merini, Milo De Angelis e diversi, non ancora conosciuti dal grande pubblico.
Alcuni anni fa, nel 2006, hai vinto il prestigioso concorso internazionale di Anguillara Sabazia. Lo consideri il punto di partenza della tua carriera di poeta?
La mia prima emozione internazionale, con il “prestigioso premio selezione”, che ha tenuto a battesimo, poeti interessanti. La mia vera carriera, però, inizia con il primo posto assoluto, al Premio di Poesia “Jacques Prèvert” del Club degli autori. Da lì, tante altre vittorie ho colto.
Sei da sempre attivo nelle moderne arene tecnologiche come facebook. Ci credi davvero? Possono favorire il messaggio poetico?
Purtroppo la carta stampata, non va alla ricerca di “voci nuove”, ma segue il solito sistema all’italiana, degli amici compari. Almeno Facebook e altri social network, permettono a tutti, forse anche troppo, di esprimersi. Per chi non si piega al “baronaggio letterario”, ci vuole oltre al “genio”, anche tanta fortuna. Di solito, però, i poeti non ne hanno.
Chi ti conosce sa che sei molto legato alla tua terra, la meravigliosa Morano Calabro, nella quale organizzi ogni anno un premio internazionale di poesia. Cosa consigli ai giovani poeti emergenti che ne prenderanno parte?
In realtà le difficoltà non mancano, ma un premio si organizza per la gente, per chi ama la poesia e la cultura in generale. Ai giovani poeti emergenti consiglio di buttarsi nella mischia solo se si è motivati, e si ha qualcosa da dire. Importante è la voglia di migliorarsi, nel ricercare nuovi ed originali orizzonti poetici.
Antonio Mirko Dimartino
quando illustri scrittori, poeti ci rappresentano fuori dalla nostra Calabria ( non è fortuna ) ma ” VALORE “
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