La scoperta di una nuova barriera corallina, implicazioni geologiche e biologiche

Quanto conosciamo dei fondali oceanici? Davvero poco, si stima che solo il 19% sia stato mappato. Ma adesso si aggiunge un altro piccolo pezzettino a ciò che già conosciamo. Infatti, il 20 Ottobre 2020 un gruppo di scienziati durante una campagna di mappatura del fondo oceanico in Australia a nord della Grande Barriera Corallina, guidati dallo Schmidt Ocean Institute ha scoperto un nuovo reef corallino dalla forma di una torre alto 500 metri. La scoperta è stata fatta al dodicesimo mese di campagna di esplorazione e rappresenta la prima scoperta di questo tipo degli ultimi 120 anni. Il reef ha un base ampia un chilometro e mezzo e si sviluppa fino a 40 metri sotto la superficie del mare.

Ampio profilo di mappatura del nuovo reef alto 500 metri scoperto dallo Schimdt Ocean
Institute – https://schmidtocean.org/australian-scientists-discover-500-meter-tall-coral-reef-in-thegreat-barrier-reef-first-to-be-discovered-in-over-120-years/

Questa enorme struttura è separata dalla più conosciuta Grande Barriera Corallina Australiana. Una scoperta che certamente conferma quanto poco conosciamo del mondo sommerso. Infatti dall’inizio della campagna, sono state scoperte oltre 40 nuove specie più altri organismi conosciuti ma dalle dimensioni notevoli. Una delle scoperte che ha creato più scalpore a livello mediatico è stata quella avvenuta a metà Aprile 2020 quando sul fondo oceanico è stato osservato un sifonoforo lungo 45 metri. I sifonofori fanno parte del phylum degli Cnidari e appartengono al gruppo degli Idrozoi. Si comportano come organismi unici, ma in realtà sono costituiti da tantissimi zooidi, ovvero singoli individui ciascuno addetto ad una funzione specifica, come ad esempio i gastrozoidi deputati alla nutrizione o i gonozoidi, deputati alla riproduzione.

Ma come fa una barriera corallina ad esistere anche a questa profondità? Generalmente siamo abituati a pensare ai reef esclusivamente come ambienti di acque basse, ma in realtà esistono biocostruzioni anche a maggiori profondità come quelle mesofotiche che vanno dai 30 ai 200 metri di profondità e quelle di acque profonde che vanno dai 200 fino ad oltre 2000 metri, caratterizzate dall’assenza di luce solare (zona afotica). Questi reef non sono meno importanti di quelli di acque basse, in particolare se si parte delle barriere mesofotiche. È stato osservato che spesso vi è una sovrapposizione tra questa e quella superiore causando un crossover di specie tra le due. Uno studio del 2016 ha ipotizzato, che vista la crescente minaccia del riscaldamento globale sulle barriere di acque poco profonde, alcune specie possano riuscire a rifugiarsi verso le barriere mesofotiche. Quest’ultime, pertanto, potrebbero essere utilizzate per un parziale ripopolamento dei reef più superficiali (Baker et al., 2016). Attualmente questa rimane però solamente un’ipotesi in quanto sono necessarie ulteriori raccolte di dati.

Il sifonoforo gigante lungo 45 metri osservato durante la spedizione nel Nigaloo Canyons
dell’Australia – Schmidt Ocean Institute


La scoperta di queste barriere coralline più profonde ha importanti implicazioni. Rappresentano fondamentalmente la base su cui si sono formati i reef di acque poco profonde, inoltre sono importantissimi nelle ricostruzioni del livello marino. I reef si formano in prossimità della superficie del mare, ma se il livello marino sale le specie coralline di mare poco profondo si spostano più in alto e in basso vengono sostituite da specie che meglio si adattano a profondità maggiori, e questo avviene via via che il livello del mare si alza.

Man mano che il livello del mare si alza le specie più adatte agli ambienti profondi prendono
il posto delle specie di acque basse. – Tratta da https://youtu.be/t1d9CI-D2Lg

I dati che otteniamo da questi particolari reef ci permettono quindi di capire qual è stata la velocità con cui il livello del mare è cambiato nel passato e capire se quei dati coincidono con la velocità con cui sta cambiando oggi. È un’informazione in più che ci permette di dire se questo sta accadendo a causa di un processo naturale o antropogenico. Queste scoperte rappresentano anche un’ulteriore conferma di come la biologia e la geologia siano strettamente connesse. Se cambia la geologia, cambia anche la biologia. La geologia detta quale tipo di ambiente ci sarà e di conseguenza quale comunità si formeranno.

Silvia Ilacqua

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Una risposta a La scoperta di una nuova barriera corallina, implicazioni geologiche e biologiche

  1. fravikings ha detto:

    E chissà quanto ancora c’è da esplorare!

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