Lavorare all’estero per connettere l’Italia con l’Europa

Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 248) il 25 maggio 2019.

Un giovane geologo calabrese, a Innsbruck, segue i lavori della nuova galleria del Brennero

Mario Maragò, classe 1989, laureato in Scienze Geologiche presso l’Università della Calabria e abilitato alla libera professione di geologo, è uno dei tanti talenti calabresi che, volenti o nolenti, finiscono con l’emigrare all’estero per realizzare i propri sogni professionali. Quello che caratterizza Mario rispetto tanti altri talenti è il fatto che lavora all’estero, per la precisione in Austria, e lo fa per connettere meglio l’Italia col resto del mondo: si occupa, infatti, dell’aspetto geologico presso un settore del lotto austriaco dedicato alla galleria di base del Brennero (Brenner Basistunnel), una imponente opera iniziata nel 2007 la cui ultimazione è prevista per il 2028.

Innanzitutto, grazie per la tua disponibilità. Vuoi raccontarci qualcosa di te, su come è nata la tua passione per la Geologia, sul tuo percorso di formazione e sui risvolti professionali?

La passione per la Geologia è nata probabilmente quando ancora ero piccolo e, insieme con i miei genitori, mi piaceva guardare in televisione i programmi di divulgazione scientifica. Rimanevo estasiato ogni volta che osservavo le diverse specie animali che popolarono in passato e che attualmente vivono nel nostro Pianeta così come rimanevo incantato dalla forza della Natura, eruzioni vulcaniche e terremoti su tutto. Successivamente terminata la scuola superiore decisi di iscrivermi nel Corso di Studi in Scienze Geologiche presso l’Università della Calabria, ma ancora fino a quel momento non avevo ben chiari gli innumerevoli campi di interesse delle Scienze della Terra. Fu una piacevole, continua scoperta.

Al momento vivi a Innsbruck, lavori per una società che sta contribuendo alla realizzazione di un’opera infrastrutturale che migliorerà i collegamenti via terra tra Italia e il resto dell’Europa continentale. Cosa significa per te lavorare in questi lotti sapendo che, dall’altra parte delle Alpi, c’è il paese dal quale ti sei trasferito?

Credo che per tutti quelli come me, la permanenza per motivi lavorativi in una città lontana da casa e in particolare in uno Stato estero sia un capitolo di passaggio, purtroppo spesso obbligatorio, nella propria vita. Potrei sembrare un po’ nostalgico e romantico se rispondessi facendo riferimento alle scene finali di uno dei miei film preferiti “Once Upon a Time in the West”: la mia, la nostra, “Sweetwater” è e resterà sempre la Regione che ci ha visto crescere ovvero la Calabria e almeno personalmente, nonostante tutto, non la cambierei per nulla al Mondo.

In virtù di questo, la tua idea dell’Italia – e, nello specifico, della Calabria – è cambiata nel corso del tempo? Cosa vorresti dire ai tanti giovani geologi italiani e soprattutto calabresi, appena formatisi, che incontrano numerosi ostacoli nella loro vita professionale?

Purtroppo sotto alcuni aspetti penso proprio di sì, visto che viviamo in una terra che oltre ad un’eccellente formazione attualmente ci dà veramente poco dal punto di vista lavorativo. Conosco molti amici, geologi e non, che hanno due lauree e che per eccellere ulteriormente hanno continuato a studiare seguendo corsi di alta formazione e master. Per dare un riscontro positivo a tutti i sacrifici fatti è importante che si riesca a trovare un lavoro che ci soddisfi, possibilmente vicino casa e nel settore per cui si ha studiato, altrimenti non resta che dotarsi di coraggio, preparare la valigia e provarci altrove.

C’è una cosa, in particolare, che cambieresti nel modo in cui la Geologia e le sue scienze affini sono inquadrate in Italia? Ritieni si stia operando bene nel settore del contenimento del rischio idrogeologico, per esempio?

In linea generale no in quanto in Italia, sulla carta, siamo all’avanguardia su quasi tutti gli aspetti che concernono gli aspetti geologici e a tutto ciò che ne è connesso. E’ altrettanto vero però che molto ancora si deve fare in termini di prevenzione: è sotto gli occhi di tutti che qualcosa non funziona dal punto di vista politico e burocratico.

Se potessi ritornare indietro nel tempo, cambieresti qualcosa nelle tue scelte accademiche e professionali?

Ovviamente sono contento delle scelte che ho fatto e se avessi l’opportunità, rifarei lo stesso identico percorso con le sue note positive e negative perché penso che siano stati proprio gli ostacoli incontrati e successivamente superati ad aver accresciuto la mia autostima. Inoltre, se potessi ritornare indietro chiederei di incontrare gli stessi “amici d’avventura”: è anche grazie a loro se sono diventato quel che sono.

Grazie mille, buon lavoro e… ad maiora!

Francesco D’Amico

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Una risposta a Lavorare all’estero per connettere l’Italia con l’Europa

  1. Stefano Pierini ha detto:

    Bellissimo articolo congratulazioni 🙂 Sei invitato nel mio sito di scienza

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