E’ Elia Smaniotto, artista con una forte passione per la Paleontologia, nonché veterano di Jurassic Park Italia

Autocaricatura di Elia Smaniotto, A.K.A. Elijah Shandsheight.
Elijah Shandsheight. Elia Smaniotto. Chi è, dove vive, e perché ha scelto un “nome d’arte” che praticamente risulta essere la traduzione letterale in inglese del suo nome?
Sono una persona qualunque che vive attualmente a Monfalcone (Friuli-Venezia Giulia) e che a 21 anni si diletta a disegnare e scrivere. A conti fatti sono un ‘paleoamatore’, immerso nel mondo dei dinosauri e tutto ciò che li riguarda, ma sono anche appassionato di film, fantascienza, fumetti, zoologia e molto altro ancora. Diciamo che sono un po’ una buona forchetta sotto questo punto di vista.
Per quanto riguarda la variante inglese del nome, in quella italica ho sempre trovato un brutto accostamento nome-cognome – c’ho impiegato vent’anni a farmelo piacere. Tra scherzi e battute con amici e la ‘general coolness‘ della lingua inglese, eccomi qua.
Così come me (Saurus Lord), Mauro Locati (Raptor86), Sante Mazzei (Darthsantuzzo) e tanti altri, sei un veterano del forum Jurassic Park Italia e il tuo nickname era smnt2000. Cosa ricordi di quelli esperienza, e come ha contribuito – artisticamente parlando – a renderti chi sei ora?
Jurassic Park Italia è stato il luogo dove ho potuto esprimermi per davvero. Quando si è ragazzini e con passioni così poco note come quelle della paleontologia è difficile trovare dei coetanei con la quale poterti sfogare e dare sfogo alla propria creatività, ma con gli utenti del forum tutto questo era invece possibile. Dalle semplici conversazioni fino alla condivisione di disegni e scritti, tutti hanno finito con il condizionare gli altri e ognuno di noi ne ha tratto solo che giovamento. Suona molto come una frase fatta, però mi ha aiutato a crescere in tutto e per tutto, dallo stile alla composizione, ma anche come persona.

Deinocheirus.
Di cosa ti occupi, principalmente?
A dispetto della mia vena paleoartistica, faccio tutto fuorché disegnare a livello accademico o studiare dinosauri. Attualmente ho finito il terzo anno di Lingue e Letterature Straniere all’Università di Trieste e sono in procinto di laurearmi – poi staremo a vedere quel che accadrà. Più facile a dirsi che a farsi, ma prima o poi la spunto.
Com’è nato l’amore per i dinosauri, se così possiamo definirlo?
Amore, senza dubbio. Forse feticismo (ride). Quando si è all’asilo e quando un adulto ti chiede la fatidica domanda “Che cosa vuoi fare da grande?”, le risposte più frequenti sono due: astronauta o pompiere. E io volevo essere un vigile del fuoco, ad ogni costo. Ma un giorno, mentre guardavo la televisione, vedetti un servizio su Ciro (Scipionyx), il piccolo dinosauro che durante gli anni Novanta rimbalzò pressoché ovunque sulle reti nazionali. Alla vista di quella creatura ne rimasi folgorato. Non avevo mai visto nessun animale così fantastico eppure così reale. Istintivamente presi le matite colorate in mano e disegnai una ‘copia perfetta’ dell’animale. Ovviamente deve essere stato un obbrobrio di prima categoria vista la mia tenera età, ma non mi ero mai sentito così interessato e mai così fiero di una mia produzione come in quel preciso momento. E da lì non ho più smesso.
Perdona la domanda un po’ banale, ma… qual è il tuo dinosauro preferito? O i tuoi dinosauri preferiti, se ce ne stanno due o più ad occupare a parimerito il gradino più alto del tuo podio?
Nonostante la domanda sia banale, io non so mai come rispondere. Perché se è vero che ci sono dinosauri che mi hanno sempre affascinato (Therizinosaurus e Spinosaurus in primis, ma anche i classici Raptor ed il celebre T. rex) oramai ho smesso di ragionare per preferenze. Quando mi metto a disegnare una particolare specie, in quel momento non esiste altra bestia più interessante. Ci sono innumerevoli specie nel regno animale (odierno ed estinto) e la gente è spesso convinta che alcune siano più interessanti di altre, ma in realtà sono tutte ugualmente spettacolari per ragioni diverse.

Deinonychus.
Per rispondere a una domanda apparentemente banale, visto che vado a momenti, devo rispondere con una frase fatta: tutti e nessuno. Anche se devo ammettere che ho sviluppato anche una predilezione per gli pterosauri, i famosi rettili volanti del Mesozoico – non certo dinosauri, ma ugualmente affascinanti.
Ricordi la tua prima opera paleoartistica e tutto ciò che ha portato alla sua nascita? Ce l’hai ancora?
Solitamente faccio una cernita dei miei lavori, ma molti li salvo a prescindere. In qualche remoto angolo di casa mia ci dovrebbe essere ancora…
Se per prima opera intendiamo il Scipionyx fatto all’asilo, stendiamo un velo pietoso. Ma se parliamo di opere esposte invece non posso fare a meno di pensare ad una vecchia tavola riguardante Tethyshadros, il curioso adrosauro cretaceo soprannominato Antonio (e quasi mio compaesano), che fu esposta a Bologna circa 6 anni fa. Ai tempi Andrea Cau, paleontologo e autore del blog Theropoda, la criticò onestamente, volendo fare una distinzione tra paleoarte amatoriale e professionista, come quella eseguita dall’incredibile Davide Bonadonna. Non riuscii neppure ad arrabbiarmi – anzi, quell’articolo mi diede la giusta carica: è quella l’opera che mi ha portato dove sono ora e non smetterò mai di ringraziare Cau e l’inesattezza di quel disegno per la spinta che mi hanno dato. Ne ho ancora di strada da fare, ma proprio per questo non ho intenzione di fermarmi.
Come pensi di essere cresciuto, artisticamente parlando, nel corso degli anni?
La realtà è che sto ancora crescendo. Perfeziono costantemente quel poco che sono capace di fare – oggi sono in grado di fare cose che sei mesi fa riuscivo a malapena a concepire, e probabilmente tra altri sei mesi si ripeterà la stessa storia. Raramente sono soddisfatto di un’opera e per questo cerco costantemente di superarmi a dispetto di tutto. Può essere frustrante – alle volte mi ci vogliono giorni se non settimane prima che riesca ad accettare qualcosa che ho disegnato – ma una volta che realizzo cos’ho fatto mi sento appagato come nulla al mondo.
Alcuni illustratori sono ossessionati dal rigore scientifico, altri invece prendono spesso e volentieri una serie interminabile di “licenze paleoartistiche”, spesso discostandosi dalla Paleontologia ufficiale e riconosciuta. Alcuni, addirittura, inventano di sana pianta nuove specie. Il tuo stile dove si colloca?
Col passare del tempo, ho voluto intraprendere la rotta del rigore scientifico poiché l’obbiettivo di un bravo paleoartista è proprio questo – rappresentare il più fedelmente possibile i resti a disposizione ed infondergli nuova vita – ma in realtà non ho problemi a sconfinare in una o nell’altra categoria: tutto dipende da quanto deve essere divulgativa l’immagine a cui si sta lavorando. Trovo giusta la libertà che ci si prende nel ritrarre certi esseri estinti, ma penso anche che alcuni accorgimenti abbiano più classe di altri. Spesso alcuni pensano semplicemente ad abbellire le ricostruzioni secondo il gusto estetico o stravaganza senza però prendere in considerazione l’utilizzo di paragoni adeguati.
Come per la concept art ed il creature design, la regola primaria per la paleoarte è la stessa: occorre capire l’animale che si ha di fronte ed i suoi “Perché”, ossia i vari caratteri che lo portano ad avere quei precisi comportamenti e quell’aspetto fisico. Non c’è nulla di male nella speculazione, l’importante è non dimenticarsi mai di farlo con obiettività.
E’ una sfida ricostruire l’aspetto di un animale estinto? Certamente. Ma è proprio questo il bello. Non è insormontabile: bisogna solo saperla accettare.
A metà giugno hai partecipato, insieme ad altri ex forumite, al Jurassic Weekend di Melzo (Milano), per vedere il tanto atteso Jurassic World. Cosa pensi dell’evento, e come hai partecipato allo stesso?
Sono stato estasiato! Si è rivelata un’esperienza stupenda: ho avuto modo di vedere gente che non sentivo da anni, fare nuove conoscenze e devo dire che ho amato l’atmosfera di quei giorni – vedere tutto quell’afflusso di gente così presa dal nuovo capitolo della saga di Jurassic Park è stato incredibile. Anche se sono andato come portavoce dei miei portali web, la verità è che la manifestazione mi ha dato molto più di quello che potessi sperare. Spero vivamente che questa iniziativa venga ripresa perché connette fan e appassionati in modo assolutamente unico – vediamo che si farà col seguito di Jurassic World!
Da un punto di vista professionale, nella vita ti occupi di ben altro; come si concilia l’illustrazione coi tuoi impegni accademici? Pensi di trasformarla in una fonte di guadagno?
Come si conciliano le due cose? Male a quanto pare (ride). La verità è che l’una porta via tempo all’altra: quasi sempre mi succede che quando dovrei studiare divento iperattivo dal punto di vista artistico e quando invece dovrei essere preso dalle arti figurative non riesco lavorare come vorrei. Ma studiare lingue è una cosa che mi interessava e a conti fatti sono contento della scelta fatta: anche se in futuro voglio dedicarmi maggiormente alla carriera artistica, sono stato comunque in grado di soddisfare questo piccolo sfizio universitario.

Non solo dinosauri!

Non serve un esperto di cultura nerd per sapere a cosa è ispirato questo fumetto.
I paleoartisti spesso lavorano per la gloria. Come pensi di inserirti in un contesto in cui la scienza stessa che è alla base della Paleoarte – la Paleontologia – è perennemente minacciata dall’ignoranza altrui? Cosa pensi della formazione scientifica in Italia, e come valuti il proselitismo di minoranze come quella dei creazionisti?
Se io voglio lavorare coi professionisti del settore, è con loro che devo ragionare, non con gli altri. Uno che fa il cuoco non si mette a prendere lezioni di cucina da un architetto che non sa manco far bollire l’acqua per la pasta – allo stesso tempo, un paleoartista deve parlare con paleontologi ed artisti naturalisti, non certo con chi di evoluzione non vuole proprio averci a che fare. Tuttavia ritengo che la divulgazione sia un obbligo a cui non bisogna astenersi: è una gioia spiegare a chi è interessato davvero l’argomento ed è un bene esporre ciò che sai.

Tupandactylus
Se uno non ha la voglia e la pazienza di ascoltare, io allora non ho né la voglia né la pazienza di spiegare; mi sembra logico. Lo ammetto: è un errore. Si dovrebbe sempre cercare di insegnare ed illustrare il proprio punto di vista per farti comprendere. Ma certa gente vuole essere ignorante. Non vuole fare conversazione: vuole aggredire, avere la meglio. E questo non vale solo per la scienza in generale, ma per qualsiasi disciplina e forma d’arte, dalla filmografia alla musica e chi più ne ha più ne metta.
Un atteggiamento del genere non lo si dovrebbe avere. I battibecchi ed i pettegolezzi li lascio a chi non è ancora uscito dalla pubertà; non mi aspetto che gente di 20, 30 o 40 anni non sappia ancora dialogare col prossimo. Alle volte è molto più facile troncare una conversazione sul nascere che non tirar fuori un discorso senza capo né coda. La ‘dominanza intellettuale’ non mi riguarda – “Non condivido quello che dici, ma mi batterò fino alla morte affinché tu possa essere libero di dirlo” è un concetto che tutti sono bravi a nominare, ma che nessuno è capace di applicare.
Su DeviantArt è presente il tuo canale di illustrazione, dove i visitatori possono trovare tantissime opere. Hai altri canali per farti conoscere? Pensi di espanderti in altri settori?
Al giorno d’oggi cani e porci hanno il proprio blog, e io non sono da meno: il K-T Boundary: Art, Dinos & Other Crap, una sorta di giornale e valvola di sfogo dove mi diletto a scribacchiare su film, dinosauri e quant’altro, spesso in modo sconclusionato. E’ da qualche anno che l’ho rianimato e, salvo qualche rifinitura, la motivazione per cui continuo è sempre la stessa: parlare di ciò che mi piace e nulla più. Lo potete trovare anche su Google Plus, per non parlare della pagina su Tumblr – spesso mi perdo in quel contorto regno di immagini, ma è anche piena zeppa di gente dall’incommensurabile talento.
In futuro mi piacerebbe espandermi su altri social e su certe gallerie on-line (come ArtStation, solo una delle moltissime piattaforme messe a disposizione sul web), ma fino a quando non riuscirò a considerarmi un professionista preferisco accontentarmi di quello che ho.
In questo come in tanti ambiti dell’arte, spesso arrivano pareri e giudizi negativi. Qualcuno ha mai avuto da ridire sulle tue opere, e se sì, per quale motivo? Qual è stata la tua reazione?
In realtà, salvo qualche sbandata, ho avuto quasi sempre un feedback positivo, anche dalla gente più profana in materia. Certo, ogni tanto mi devo soffermare sul perché di certe scelte fatte: alle volte mi dicono che esagero su certi aspetti delle mie ricostruzioni – escrescenze di pelle, pellicce, piumaggi, predominanza di bianchi e neri – ma nulla che non si possa spiegare. Guardando il regno animale in realtà questi e molti altri caratteri sono tutto fuorché sensazionali.
Più che per le opere di per sé, sono certi discorsi fatti con gente saccente o pedante – quelli fatti con persone che in realtà non si sono mai approcciate seriamente a certi argomenti – che mi possono irritare (e mi fermo al ‘irritare’, perché per farmi arrabbiare ci vuole ben altro che non queste sciocchezze). A volte ho la pazienza per spiegare fino all’esaurimento, altre volte evito di sbilanciarmi troppo. Diciamo che ci sono casi che valgono la pena più di altri, ecco.
C’è qualcosa in particolare alla quale stai lavorando in questo momento e che vorresti condividere con i lettori di The Lightblue Ribbon?
A breve pubblicherò sul mio blog una ricostruzione paleoartistica piuttosto particolare ed esporrò il processo creativo dietro l’opera, e da lì in poi arriveranno altre ricostruzioni ed articoli – sempre a sfondo paleoartistico – e probabilmente qualche vignetta, per non parlare di qualche comparsa di tutt’altro genere.

Work in progress.
Purtroppo ci vorrà ancora tempo, ma spero di fare un buon lavoro. Però la sorpresa più grossa dovrebbe arrivare quest’autunno – ho preso parte ad un progetto di cui sono molto orgoglioso e non vedo l’ora di parlarne, ma non spetta a me l’annuncio ufficiale. Tutto a tempo debito!
Grazie, Elijah, e alla prossima!
Grazie mille a te!