Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 231) l’11 febbraio 2017.
Non solo riprese aeree: in futuro potremo vedere applicazioni più varie ed economicamente utili
Il mezzo aeromobile a pilotaggio remoto o drone è entrato con prepotenza nella società come “occhio del cielo” tecnologico, ossia come una telecamera volante capace di garantire prospettive uniche. Utilizzato principalmente come strumento per riprese e foto aeree, ha trovato e sta trovando impiego anche in ambiti meno “standard”, come la Termografia. Un drone equipaggiato con una termocamera a infrarossi, strumento tanto efficiente quanto costoso, può osservare campi agricoli per evidenziare lo stato di salute delle piante e del terreno (agricoltura di precisione), monitorare i pannelli fotovoltaici (ricerca di eventuali celle fotovoltaiche difettose), eseguire operazioni di sorveglianza laddove lo spettro della luce visibile non lo permette, monitorare infrastrutture e mezzi di trasporto (l’infrarosso mette in evidenza alcune superfici a rischio di danneggiamento). Nel complesso, un’enorme varietà di applicazioni, che tuttavia rientrano tutte nel contesto e nell’ottica, perdonate il gioco di parole, della “telecamera volante”.
Concetto diverso, invece, è quello di lavoro aereo, inteso come utilizzo di un aeromobile a pilotaggio remoto per il trasporto di oggetti, ricorrendo a capacità di carico ben maggiori rispetto a quelle richieste dal trasporto di una telecamera. Alcuni esempi pratici e ipotetici sono: la spedizione di merce, il trasporto in emergenza di organi, il trasporto di viveri in zone colpite da calamità naturali e rimaste isolate, il supporto logistico nella fase di costruzione e mantenimento di infrastrutture e, chissà, forse il trasporto di passeggeri su brevi tratte. Sono tutti settori, in particolare l’ultimo, dove i droni utilizzati devono avere enormi capacità di carico e parametri di sicurezza superiori a quelli dei normali “droni da ripresa”; ergo si tratta di droni rientranti nella fascia normativa più alta, quella con peso massimo al decollo (MTOW o maximum take-off weight in inglese) superiore a 25kg. Un settore promettente, economicamente molto proficuo, e al momento un po’ trascurato dalle grandi case produttrici di droni, concentrate nella produzione di mezzi aerei per foto e riprese con MTOW prossimo ai 2kg e raramente superiore ai 5kg.
Il lavoro aereo è dunque il vero trampolino di lancio del settore dei SAPR (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) ma, come prevedibile, è limitato sul nascere dalle normative ancora primitive e per molti versi paradossali che già limitano i droni leggeri usati per riprese aeree. In Italia, per esempio, non è possibile usare il drone DJI Agras per motivi di sicurezza, in quanto tale drone, nato e concepito per sorvolare campi agricoli e spargere insetticidi e altre sostanze con un’efficienza decine di volte superiore a quella di altri mezzi che svolgono lo stesso lavoro, va a cozzare con la normativa italiana a causa della sua natura caratteristica e dei danni potenzialmente causati all’ambiente in caso di avaria catastrofica. Ancora una volta, non ci resta che incrociare le dita in attesa di leggi più consone e adeguate ai rischi effettivi, e che tengano conto delle possibilità di sviluppo economico.
Francesco D’Amico*
*Operatore SAPR riconosciuto da ENAC