L’altra faccia del Sapr, l’ala fissa

Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 226) il 25 giugno 2016.

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Oltre ai droni ad ala rotante, più comuni, esistono tipologie più simili a piccoli aerei

Nel nostro immaginario collettivo, l’idea di drone è associata ai cosiddetti droni ad ala rotante, assimilabili per certi versi a piccoli elicotteri; negli USA, sono i droni ad ala fissa, più simili ad aerei, a venire subito in mente. Questi droni, oltre ovviamente ad avere una forma caratteristica, hanno usi e vantaggi altrettanto caratteristici, compensati dal fatto che si tratta di sistemi aeromobili a pilotaggio remoto più rari e mediamente più costosi dei “normali” droni ad ala rotante.

Per questa tipologia di droni, il paragone tra aerei ed elicotteri, anche se abbastanza approssimativo, rende almeno in parte l’idea di alcune tra le differenze principali. La prima differenza riguarda la sicurezza: in caso di avaria ai motori, o al motore se singolo, l’aerodinamica dei droni ad ala fissa può garantire delle planate sicure che, nel caso dei droni ad ala rotante, risulterebbero invece con una precipitazione netta e/o accompagnata da manovre altamente instabili e pericolose; l’impatto stesso col suolo è inoltre più “sicuro” e meno netto se ad impattare è un drone ad ala rotante. L’ala fissa, sempre grazie al gioco di aerodinamica, garantisce un’autonomia media più che doppia rispetto all’ala rotante, e un raggiungimento molto più rapido delle quote operative dalle quali scattare  foto o fare determinati rilievi, nonché una maggiore tolleranza del drone ai venti forti. Per quanto riguarda foto e riprese, l’ala fissa garantisce una maggiore omogeneità dei risultati, oltre ovviamente a ridurre l’impatto del rumore dei motori sulle riprese stesse, e garantisce inoltre la copertura di aree geografiche più ampie e in tempi ridotti, questo grazie alla maggiore velocità. Gli svantaggi principali? Manovre più complesse, costi decisamente non indifferenti (almeno per quanto riguarda quelli d’acquisto – la manutenzione, invece, può risultare meno onerosa), e la necessità di disporre di una breve pista per decolli ed atterraggi sicuri, nonché l’ovvia impossibilità di stare in volo stazionario, prediletto per le operazioni di ispezione.

L’ala rotante ha il suo fascino e le sue applicazioni, difficile metterlo in dubbio, ma forse è con l’ala fissa che alcuni settori dell’economia potrebbero risentire maggiormente, e in positivo, della diffusione di questi sistemi innovativi: in virtù della loro maggiore autonomia e stabilità in volo, infatti, i droni ad ala fissa potrebbero farsi carico del trasporto d’emergenza di alcuni tipi specifici di materiale (medicinali, strumenti d’emergenza e addirittura organi), abbattendo in modo netto costi e tempi medi di consegna, oltre a rendere più snelle le preparazioni a questi tipi di spedizioni. Inoltre, anche se meno idonei al monitoraggio da volo stazionario, possono compensare questo difetto col monitoraggio di aree geografiche colpite da calamità naturali, battendo sul tempo i droni ad ala rotante e fornendo, in tempi più brevi e in maggiore sicurezza (gli operatori non si ritroverebbero costretti ad avvicinarsi ad aree colpite da sismi, frane o incidenti gravi), foto e riprese di base in vista di maggiori e successive analisi. Altri usi potrebbero riguardare la sicurezza dei nostri spazi da atti illeciti, o il monitoraggio dei mari meridionali per individuare in modo più economico e capillare barconi e motoscafi di immigranti. Usi sicuramente di critica importanza e potenzialmente capaci di salvare innumerevoli vite umane.

Francesco D’Amico

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Una risposta a L’altra faccia del Sapr, l’ala fissa

  1. Floriano ha detto:

    chissà se hanno inventato le vie di mezzo, magari dei simil harrier con l’elica mobile sull’ala per effettuare dei decolli verticali (e altro ancora) e inclinata per aumentare la velocità di crociera.

    anche i dirigibili non sono male (e dovrebbero già essere in commercio) che aumentano i tempi di volo grazie al costoso elio…

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