Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 226) il 25 giugno 2016.
La natura del TTIP ed il suo impatto sulle politiche economiche occidentali
Il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti è un accordo negoziale di libero scambio in fase di negoziazione tra gli Stati Uniti ed i Paesi membri dell’Unione Europea. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere il commercio più fluido fra le due sponde dell’oceano Atlantico, integrando i mercati, riducendo i dazi doganali ed omologando i regolamenti tecnici in termini di controlli, standard qualitativi e sindacali. L’obiettivo tacito, non dichiarato ma assolutamente voluto da entrambe le parti, è quello di mettere un freno alle esportazioni dei paesi emergenti, quali India, Cina e Brasile, creando la più grande area geopolitica di scambio mai concepita dai mercati globali.
La bozza di accordo sulla quale si sta discutendo è composta da 24 capitoli divisi in tre parti: l’intero testo è disponibile sul sito internet della Commissione Europea ed è liberamente consultabile; la Commissione stessa ha provveduto a fornire agli utenti una sezione apposita ove fornisce risposte e spiegazioni alle domande più frequenti ed ai dubbi più comuni fino ad ora proposti. La motivazione principale che ha portato i Paesi proponenti a sedersi al tavolo delle trattative è che questo accordo, se approvato, garantirebbe una liberalizzazione ed una crescita economica senza precedenti; costituirebbe inoltre uno strumento legale per bloccare l’invasione nei mercati occidentali dei prodotti “made in China”. Numericamente, il TTIP punterebbe a liberalizzare circa 1/3 del mercato globale, creando potenzialmente milioni di nuovi posti di lavoro, contribuendo a ridurre le barriere di scambio e migliorando la tutela della proprietà intellettuale tra l’Europa e gli USA. Per quanto riguarda l’iter di approvazione, la fase preliminare, iniziata a fine 2013, è terminata. Una commissione bilaterale composta da esperti e tecnici americani ed europei ha stilato la bozza preliminare da sottoporre agli organi competenti. La parte americana si è già espressa favorevolmente, con l’approvazione della amministrazione Obama che non solo ha dato parere positivo in termini relativamente brevi (meno di 1 anno dalla proposizione della bozza), ma sta anche “pressando” la controparte europea affinché acceleri la sua disamina. Per la definitiva approvazione europea, tuttavia, l’iter è più lungo e complesso. Dopo la proposizione della bozza preliminare, le norme comunitarie prevedono che essa sia valutata favorevolmente prima dai singoli Stati membri in seno al Consiglio e dopo dal Parlamento europeo; è inoltre necessario il parere positivo e vincolante del Comitato economico e sociale europeo.
Dopo questa fase, detta di approvazione, seguirebbe, come per ogni trattato internazionale, la fase della ratifica: negli USA con la votazione positiva del Congresso, in Europa attraverso gli strumenti previsti dal diritto dell’Unione: una ulteriore votazione del Parlamento europeo, l’emanazione di un regolamento immediatamente efficace e vincolante per la parte generale, ed alcune direttive da ratificare dai parlamenti dei singoli Stati per l’adeguamento delle leggi nazionali, c.d. norme interne.
L’eccessiva burocratizzazione della Comunità Europa, dunque, comporterebbe tempi molto più lunghi rispetto alla controparte americana. La reale efficacia del TTIP, i problemi di natura giuridica che esso comporta ed i pericoli che possono derivare, saranno analizzati nella seconda parte di questo saggio: “I pericoli del TTIP e l’eventuale distruzione del mercato europeo interno”.
Paolo Leone