Svolta all’UMG: si è costituita l’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani (ADI)

L’obiettivo è la rappresentanza e tutela dei dottorandi e dei giovani ricercatori

Proposte concrete e innovative per il futuro dell’Università “Magna Græcia”, da diversi anni fiore all’occhiello del capoluogo calabrese, con l’obiettivo di dare più valore al titolo di Dottore di Ricerca. É quanto si potrà realizzare grazie alla costituzione dell’ADI, l’associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani. In prima linea un gruppo di studiosi afferenti al Corso di dottorato in Teoria del diritto e Ordine giuridico ed economico europeo che ha fondato l’ADI della sezione di Catanzaro, con il suo presidente dott. Luigi Mariano Guzzo, dottorando di ricerca presso l’Università “Magna Græcia”, accompagnato da un direttivo composto altresì dalla dott.ssa Rosaria Mastroianni Ianni, assegnista di ricerca presso lo stesso ateneo catanzarese, che si attiverà in qualità di responsabile dell’organizzazione e dal dott. Andrea Romeo, dottore di ricerca, in qualità di tesoriere. L’iniziativa ha avuto un grande riscontro e sono già numerose le adesioni dei diversi attivisti.

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L’ADI è un’associazione senza fini di lucro e totalmente indipendente dai partiti politici. La sua missione trova equilibrio, infatti, nelle aspirazioni più alte delle migliori condizioni di vita e di ricerca di tutti;  un’associazione decisamente pronta a dare rappresentanza e tutela ai dottorandi e ai giovani ricercatori. La strada più opportuna da percorrere, così, non può che essere illustrata proprio dai diversi dottorandi e dottori di ricerca, che si dedicano volontariamente al raggiungimento di questo obiettivo. La natura e l’origine della profonda dedizione di questi giovani è da ritrovare nell’espressione brain drain, ovvero la nota “fuga dei cervelli”, che si utilizza per indicare quella migrazione di persone altamente qualificate – e il dottorato di ricerca è il titolo di studio più elevato conseguibile in Italia – che si formano in un determinato paese e poi si trasferiscono in un altro. Tutto questo solo per poter esprimere il proprio talento e magari lavorare con la possibilità di far carriera.

Su questo allarme si è molto discusso tra gli studiosi moderni ed è stato giustamente evocato il tema della centralità politica o dell’impegno politico dei nostri rappresentanti. Sembra che ultimamente si voglia negare alla ricerca qualsiasi forma, come se fosse una specie di mummia rattrappita, quasi in posizione fetale, per la quale sembra difficile distinguere corpo, arti e cranio. Così, molti studiosi, vengono privati della possibilità di vivere il loro lieto fine. É chiaro che si devono valutare positivamente tutte le iniziative predisposte dalle istituzioni pubbliche per favorire il rientro dei “cervelli”, ma sembra altresì necessario seguire quella regola di vita che si traduce nel cercare di prevenire, piuttosto che curare. Il punto è di fondamentale importanza, perché l’ADI – presente sul territorio nazionale da diversi anni – ha già ottenuto vittorie significative, cercando di dar voce a tutte le diverse istanze dei dottorandi e dei giovani ricercatori. I temi trattati, nei diversi periodi e nelle doverose arene, sono stati l’aumento delle borse, la riforma del dottorato, lo statuto dei diritti, le misure pensionistiche, la valorizzazione generale del titolo, la riforma delle procedure di reclutamento e il superamento del dottorato senza borsa.

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Si sente continuamente ripetere, dai media nazionali, che non vi sono finanziamenti disponibili e adeguati per la ricerca. In dubbia armonia con questi rilievi, però, è necessario anche pensare che la stessa ricerca non può tradursi solo in un problema di tagli e riorganizzazione. Questa convinzione, infatti, non può – e non deve – essere la massima consolazione, in quanto un paese che non investe nella ricerca è un paese che non ha futuro. É necessario allora mantenere vivo il dibattito sulle prospettive future della ricerca e dell’università, spiegando che un dottorando fa ricerca post-laurea, versa i contributi all’INPS come un lavoratore, non può accedere al sussidio di disoccupazione ma versa ugualmente le tasse all’università come se fosse uno studente. I dottorandi e dottori italiani rappresentano la prima forma di ricerca professionale, quindi il futuro dei nostri atenei, nonché dei nostri figli in cerca di una formazione che possa essere competitiva. Proviamo a non dimenticarlo e a mettere queste persone nella condizione di lavorare serenamente e con amore, seguendo le diverse future attività dell’ADI di Catanzaro.

Antonio Mirko Dimartino

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La prima iniziativa della sezione ADI della Magna Graecia.

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