Il gas naturale Radon, minaccia per la nostra salute

Questo articolo è uscito sul mensile Il Lametino lo scorso 15 dicembre 2012. Potete trovarlo anche sul blog GSI. Per maggiori informazioni circa la presenza dell’articolo su entrambi i siti, si consiglia la lettura della FAQ.

Secondo solo al fumo come causa del tumore ai polmoni, continua a rimanere un perfetto sconosciuto.

Combattiamo da diverso tempo e coi mezzi più inusuali (è sufficiente pensare alla “pubblicità progresso” sui pacchetti delle sigarette) una battaglia disperata per la prevenzione dei tumori. Nel caso specifico del tumore ai polmoni, sappiamo tutti identificare nel fumo la sua causa principale:vi siete mai chiesti, anche per puro caso, chi tallona il fumo collocandosi al secondo posto di questa classifica nefasta messa a punto dai divulgatori scientifici? Sì? No? Proviamo a riformulare la domanda: sapete cos’è il Radon e i rischi per la salute che esso comporta? A meno che qualcuno non stia leggendo questo articolo a voce alta in un’aula piena di chimici e/o geologi, è molto ma molto probabile che la risposta a questa domanda sia uno sconcertante coro di “No”.

Radon3

Le informazioni di base sul Radon. Simbolo chimico, peso e numero atomico, densità, punto di ebollizione, punto di fusione e configurazione elettronica.

Senza andare troppo nello specifico, proviamo a capire di cosa si tratta. Il Radon, simbolo atomicoRn, è il più pesante dei gas nobili, elementi volatili con configurazione atomica tale da renderli inerti. E’ l’unico gas nobile radioattivo e uno dei suoi isotopi, il Radon 222, fa parte della famiglia radioattiva dell’Uranio 238 e ha un tempo di dimezzamento tale (3.8 giorni) da rendere poco difficoltoso il suo accesso nelle nostre case o in altri ambienti da noi frequentati. Una famiglia radioattiva, come quella del già citato Uranio 238, è una serie più o meno complessa di elementi che subiscono trasformazioni spontanee rilasciando radiazioni (decadimento radioattivo) e trasformandosi in nuovi isotopi secondo tempi e modalità che si possono stimare ricorrendo a metodi statistici. La famiglia dell’Uranio 238 inizia con questo isotopo radioattivo instabile, presente sulla Terra dalla sua formazione, e dopo una serie di passaggi raggiunge lo stadio di Piombo 206, che invece è stabile; il Radon 222 è un membro intermedio di questa famiglia e si considera quindi come un “figlio” dell’Uranio 238 e un “padre” del Piombo 206. Il tempo di dimezzamento di un isotopo è il tempo necessario affinché il decadimento spontaneo dell’isotopo stesso ne dimezzi la quantità; nel caso specifico del Radon 222 un tempo di dimezzamento di 3.8 giorni garantisce a questo isotopo la possibilità di fuoriuscire dagli strati geologici in cui si è formato, andare in circolo ed eventualmente finire nelle nostre case, o peggio ancora, nei nostri polmoni.

L’insidia più grande del Radon sta nella sua stessa natura di gas volatile: quasi tutti gli elementi della famiglia dell’Uranio 238 sono solidi pesanti che tendono a mantenere la loro posizione nelle rocce che li contengono, trasformandosi ed emettendo radiazioni. Il Radon, invece, è l’unico gas della famiglia e tende quindi a “fuggire” seguendo percorsi preferenziali come le fratture nelle rocce e/o le acque sotterranee, per poi raggiungere gli ambienti in cui viviamo passando attraverso i suoli e/o i corsi d’acqua. In alcuni casi, addirittura, fuoriesce dai gioielli che indossiamo o dai materiali da costruzione usati per gli interni di alcuni edifici. Una volta inalato, il Radon non decade trasformandosi in altri gas, ma in altri solidi pesanti che continuano ad emettere radiazioni all’interno dei nostri polmoni senza più uscirne. Il Radon 222 decade in Polonio 218, poi in Piombo 214, poi in Bismuto 214, poi in Polonio 214, poi in Piombo 210 e così via fino a raggiungere la stabilità del Piombo 206, che pur essendo un elemento non radioattivo di sicuro non è un toccasana per il nostro organismo. Quindi, mentre state leggendo queste parole, nei vostri polmoni potrebbero esserci delle reazioni nucleari in atto. Mentre state leggendo queste parole, le vostre cellule polmonari potrebbero essere soggette a radiazioni concentrate tali da poter portare, nei casi più gravi, al tumore.

Radon2

Il grafico dimostra che il 55% delle radiazioni assorbite dall’uomo deriva proprio dal Radon.

Come potete vedere, il concetto di radioattività non è inscindibile da quello di attività antropica: radioattività non significa solo HiroshimaNagasakiChernobyl o Fukushima, è un termine che si riferisce ad una fenomenologia molto ampia che riguarda, prima di tutto, fenomeni naturali in corso da miliardi di anni che noi non possiamo minimamente sperare di ostacolare. Il Radon esiste e continuerà ad esistere e noi non potremo farci nulla, se non prendere delle misure volte a ridurre il rischio di esposizione. Innanzitutto dobbiamo iniziare ad avere un’idea di quali possano essere i luoghi in cui tale isotopo tende a concentrarsi. Generalizzando, se siete in un luogo chiuso o comunque poco ventilato, nei piani inferiori di un edificio o addirittura sottoterra, probabilmente siete in un ambiente favorevole alla concentrazione di questo gas e se in tale ambiente passate tantissimo tempo (esempi tipici: ci vivete, ci lavorate), i rischi possono aumentare tantissimo. Ecco riportato un aneddoto ricco di significato che segnò l’inizio della storia dello studio del Radon all’interno delle nostre abitazioni e degli ambienti di lavoro: negli anni ottanta del secolo scorso, l’americano Stanley Watras, impiegato presso l’impianto nucleare di Limerick in Pennsylvania, fece scattare l’allarme anti-radiazioni nella centrale nucleare in cui lavorava. Dopo accurate analisi da parte delle autorità competenti si scoprì che la contaminazione non aveva nulla a che fare con la centrale nucleare, che risultava essere a norma: intensificando le indagini, gli esperti scoprirono tra lo stupore generale che Watras era stato contaminato a casa sua. Dopo alcune verifiche e misurazioni, gli scienziati affermarono che le radiazioni riconducibili al Radon presenti all’interno della casa del povero Watras erano equivalenti, parlando in termini di danni ai polmoni, a fumare centotrentacinque sigarette al giorno. Una cifra mostruosa.

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Schema riassuntivo di come il gas radioattivo Radon può entrare nelle nostre abitazioni.

Chiusa questa parentesi che ha del tragicomico, perché nessuno penserebbe alla propria abitazione come ad un fattore di rischio da contaminazione per radioattività addirittura più pericoloso di una centrale nucleare, si incoraggia l’attento lettore ad approfondire l’argomento Radon che, per ovvi motivi di spazio, non è stato affrontato nello specifico in questa sede. Sulla rete ci sono tantissimi testi, soprattutto in Inglese, che descrivono il Radon e i suoi rischi da contaminazione in maniera molto accurata, citando anche alcune linee guida per ridurre drasticamente la probabilità di contrarre un tumore a causa di questo elemento naturale. Non tutti i metodi sono economici ma vale comunque la pena di conoscerli.

Concludiamo con un monito scontato ma per certi versi obbligato: l’ignoranza della gente è un alleato del Radon, perché se non si conosce non si può combattere, ed evitare di combatterlo significa firmare la resa a priori. Ecco perché, prima ancora di usare i kit per la rivelazione del Radon ed adattare i progetti degli edifici a rischio per evitare la concentrazione di questo isotopo, bisogna iniziare a sensibilizzare le persone, ad informarle. Se, dopo aver letto questo articolo, vi è scattata una molla nel cervello, posso affermare che questo articolo non è stato scritto invano.

Francesco D’Amico

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