Il ruolo della Scienza nella nostra società

Questo articolo è uscito sul periodico il Lametino lo scorso 23 aprile 2011.

La sua affermazione è importante ma incontra molti ostacoli

Siamo quasi a metà del 2011 e viviamo in quello che ormai è diventato un mondo in continuo cambiamento, dominato da Scienza e tecnologia. Negli ultimi decenni, lo sviluppo di alcuni rami della Scienza ha dato origine a molteplici dibattiti (basti pensare alla bioetica) estesi dalla comunità scientifica alla popolazione. In determinati casi, alla popolazione è stato dato il compito di esprimersi in merito ad una tema del genere, e per trovare un esempio veramente storico basta tornare al 1987, l’anno in cui il popolo italiano, probabilmente grazie all’influenza mediatica dell’incidente di Chernobyl, ha letteralmente bocciato il nucleare. Siccome in un futuro non molto lontano potremmo avere a che fare con un referendum simile, la seguente domanda sorge spontanea: siamo preparati ad affrontare scelte di questo tipo? Le conoscenze scientifiche dell’italiano medio sono sufficienti per rendere il voto incondizionato? Con tutti i problemi che ci sono sembrerebbe quasi un lusso occuparsi di una cosa del genere, ma non si tratta di una questione da sottovalutare. Quello che sta succedendo a Fukushima, per esempio, può influenzare la nostra concezione di energia facendoci ragionare per stereotipi e con pochi dati alla mano: questa non è una difesa a priori del nucleare ma solo un’osservazione sull’esito più probabile di un eventuale referendum che, a quanto pare, rifletterebbe più le comuni paure che non un’analisi individuale della questione.

Cosa c’è dietro ad un approccio superficiale ad una tematica come quella del nucleare? Forse una conoscenza scientifica limitata, anche se viviamo nell’era della Scienza, della tecnologia e dello sviluppo? Ancora oggi, per esempio, qualcosa di provato e riprovato come la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin incontra forti opposizioni tra fondamentalismi e persone che semplicemente non vogliono accettarla. Le critiche non sono dovute alla mancanza di prove, ma all’ignoranza per così dire “settoriale” della popolazione la cui istruzione è priva della chiave necessaria per comprendere lo sviluppo degli esseri viventi. Non c’è da stupirsi nel trovarsi di fronte ad una persona che dice “è solo una teoria”, ignorando completamente il fatto che nella Scienza il concetto di teoria non è vago come nel linguaggio comune. Anche quella della gravitazione universale di Isaac Newton è una teoria scientifica, eppure nessuno si sognerebbe di screditarne le fondamenta. Andando avanti, troviamo il classico “se discendiamo dalle scimmie perché loro esistono ancora?” che fa cadere letteralmente le braccia perché marca l’ignoranza più completa di due semplici concetti: a) non discendiamo dalle scimmie ma abbiamo un antenato in comune e b) un gruppo di esseri viventi può separarsi dai propri simili, dando origine ad una discendenza ancor più caratterizzata, senza però estinguersi (alcuni pesci del gruppo dei Sarcotterigi si sono evoluti in anfibi colonizzando la terraferma e separandosi dai propri simili senza portare, ovviamente, alla scomparsa dei pesci). La Terra ha 4 miliardi e mezzo di anni, e c’è chi continua a plagiare i bambini dicendo loro che, in realtà, il nostro pianeta ha solo qualche migliaio di anni e che testi metaforici come la Bibbia devono essere presi alla lettera. Si parla di radioattività (e qui ritorna l’episodio di Fukushima e il dibattito sul nucleare), ma non se ne conoscono i tipi e non si sa che danni provoca agli ecosistemi ed, in particolare, all’uomo. Potremmo parlare anche degli OGM e di come, spesso e volentieri, il dibattito incentrato su di essi sia fondato su pregiudizi e non su conoscenze scientifiche. Poi, a questo punto, perché non criticare l’approccio della massima parte degli italiani al Superenalotto? La statistica ci dice che è più probabile morire a causa di un incidente mentre si va a giocare al Superenalotto che non vincere il massimo dei premi, e ci dice anche che giocare un numero che non esce da molto tempo è staticamente inutile perché la probabilità che esca rimane sempre la stessa e non è influenzata dalle uscite precedenti. Una risposta a simili osservazioni potrebbe essere la seguente: “il mondo non è fatto di Scienza, e ognuno è libero di scegliere che formazione avere. In una formazione di tipo umanistico, per esempio, lo studio di questi argomenti è fuori luogo”. Osservazione molto acuta, e per certi versi giusta, ma che non tiene conto delle pecche del nostro sistema scolastico, che tra scuola elementare, media e superiore tende a far ripetere la stessa cosa più volte, tralasciando un aspetto fondamentale della formazione di bambini e ragazzi quale la formazione scientifica. Serve, insomma, una piccola rivoluzione delle nostre scuole per uniformarci agli altri paesi avanzati. In una società come la nostra un’ignoranza estesa delle basi della Scienza è inconcepibile. I bambini non devono essere automi omologati, destinati ad esprimersi sulla Scienza in base al lavaggio del cervello al quale sono stati sottoposti: devono diventare adulti informati e coscienti delle proprie scelte, capaci oltretutto di trasmettere la passione per la Scienza ai loro figli, e ai figli dei loro figli. Ultimamente sta emergendo, infatti, il concetto di free thinking, ossia del pensare liberamente massimizzando le capacità di critica individuali. E’ la stessa capacità di critica che il cittadino ideale deve avere nei confronti di chi lo governa: il cittadino deve essere informato, e non deve pensare quello che i governanti vogliono fargli pensare. Tornando al nucleare, che forse ci interessa di più data la sua attualità, noi dobbiamo costruire la nostra opinione poco alla volta, apprendendo tutto quello che c’è da sapere per avere un’opinione ben ponderata, personale e non omologata. Una formazione scientifica serve anche a questo: prevenire una forma di dittatura mediatica.

Francesco D’Amico

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