“Religione senza Dio”, l’ultimo saggio di Ronald Dworkin

Catanzaro, il salotto di riflessioni sull’essere religiosi senza credere in Dio

Lo scorso sabato 23 maggio si è svolta presso la libreria “L’Isola del Tesoro” di Catanzaro, la presentazione dell’ultimo libro di Ronald Dworkin, l’illustre filosofo e giurista statunitense, dal titolo “Religione senza Dio” edito da Il Mulino. L’idea di sviluppare una discussione su questo saggio pubblicato postumo – comprendente capitoli volti a chiarire aspetti dell’ateismo religioso, dell’universo, della libertà religiosa e della morte e immortalità – nasce dalle cattedre di Filosofia del Diritto II e di Diritto Ecclesiastico e Canonico dell’Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro.

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L’evento è stato moderato dal dott. Luigi Mariano Guzzo, giornalista, scrittore e dottore di ricerca presso lo stesso ateneo che – dopo i saluti iniziali – ha presentato il libro di Ronald Dworkin davanti un pubblico numeroso ed interessato. “É un libro importante quello che presentiamo oggi, in quanto Dworkin rappresenta uno dei massimi filosofi del diritto della nostra epoca che nel periodo ultimo della sua esistenza, ormai accompagnato da una tremenda malattia, si interroga sul significato della sua esistenza e – punto cruciale del volume –  se sia possibile intendere una religione senza Dio, quindi capire se sia possibile pensare ad un concetto di religione sganciato da una realtà trascendente e personalista o da un Dio immanente nella natura ”, è quanto ha detto il dott. Guzzo, aggiungendo altresì che si tratta di un “Dworkin che evidenzia come i maggiori conflitti di oggi si innescano tra credenti e non credenti, cercando di superare questa dicotomia, visto che per il filosofo la religione non significa necessariamente credere in un Dio e quindi anche l’ateo può avere una religiosità che fornisce uno scopo alla vita umana ed un ordine al cosmo”.

La parola è poi passata alla dott. Domenico Bilotti, docente di Diritto e Religioni presso l’ateneo catanzarese, che ha illustrato – cercando di andare nel merito e nel senso di questo volume – alcuni aspetti fondamentali per la stesura del testo e la preparazione dei diversi argomenti, come il fatto che il libro poteva essere molto più lungo e articolato, ma che purtroppo si interrompe con la vita del suo autore. “Oggi fa molta notizia il conflitto per motivazioni di carattere religioso e questa prospettiva non è del tutto estranea al libro di Dworkin, che sceglie di riflettere sui punti di incontro tra una religiosità atea, come quella alla quale l’autore fondamentalmente ammette di appartenere, e una religiosità fondata sul riconoscimento della sfera divina”, ha esordito il dott. Bilotti, aggiungendo che “la premessa di Dworkin è inevitabile, in quanto inizia spiegando come la religione sia un concetto interpretativo, cioè chi lo usa prende posizione su cosa dovrebbe significare esattamente il termine e il culto verso la divinità è solo un’espressione della religiosità”. Sempre il dott. Bilotti ha successivamente sottolineato come “il punto di partenza di Ronald Dworkin è nel porsi la domanda – con una risposta che vedremo poi essere affermativa – in riguardo alla possibilità di esistenza di un ateismo religioso e – a suffragio della sua idea – si limita così a registrare che la comparsa di Dio è spesso servita a giustificare cose che l’uomo non riusciva a giustificare diversamente, per esempio quando Dio diveniva importante per la mortalità o immortalità dell’anima”.

Prezioso, per i presenti in sala, l’intervento del prof. Massimo La Torre, ordinario di Filosofia del Diritto e coordinatore del Dottorato di ricerca in Teoria del Diritto e Ordine Giuridico ed Economico Europeo, che ha subito espresso un doveroso ringraziamento alla libreria per l’ospitalità nonché ai relatori che lo hanno preceduto, sottolineando come l’Università sia non solo il luogo ideale nel quale si trasmette il sapere ma anche un luogo capace di produrre un “senso”, che si traduce in quello che noi pensiamo, oppure a come ci organizziamo e ci collochiamo nel mondo con i nostri problemi. “Un libro chiaramente incompleto e commovente, scritto da una persona che sa che deve morire perché gli è stata diagnostica una leucemia, nel quale Dowrkin sa che morirà per sempre e, pur sapendolo, non incomincia a convertirsi per questo, partendo dal presupposto che la ricerca di Dio non si fa per guadagnarsi una ricompensa” ha esordito il prof. La Torre aggiungendo che “il vero religioso è proprio l’ateo perché non chiede nulla a Dio – a differenza di tutti gli altri che comunque chiedono sempre qualcosa – ed è quindi l’unico in grado di dialogare con Dio o anche l’unico che come Giacobbe riesce a lottare con l’angelo, mentre il credente non può lottare con l’angelo… e questo è proprio il libro con il quale Dworkin lotta con l’angelo”.

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Particolarmente sensibile – alle diverse persone intervenute nella libreria – è stata la spiegazione del prof. La Torre sul senso di questo libro, un libro nel quale una persona si domanda quale sia il senso stesso della vita nel tentativo di comprendere tutto quello che lo circonda. Sulla stessa riga la successiva spiegazione delle due visioni estreme: nella prima possiamo pensare che ciò che ci circonda ha un senso perché è stato creato da Dio, al quale si devono necessariamente riconoscere tutte le qualità positive di un Dio buono, onnisciente e onnipotente, e poi la seconda visione – o per meglio dire una seconda possibilità – nella quale si arriva alla conclusione che non vi è un senso alle cose che ci circondano, e tutto è quindi un causa-effetto come si sostiene nello “scientismo”. Questi sono i due estremi, ha così concluso il prof. La Torre, cercando di spiegare ai presenti – particolarmente attivi nel dibattito con le proprie riflessioni istintive – che per avere la morale oggettiva è necessario pensare che ci sia il bene nel mondo: “Dworkin non fa riferimento a nessuno dei due estremi perché ha bisogno di affermare che c’è una religiosità senza Dio e lo fa seguendo la stessa strada di Kant, ovvero affermare l’esistenza di Dio – in questa logica che non è rituale, non è clericale e neanche per divinità personalistica – significa semplicemente, ma anche potentemente, dire che c’è il bene nel mondo”.

Antonio Mirko Dimartino

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7 risposte a “Religione senza Dio”, l’ultimo saggio di Ronald Dworkin

  1. LETIZIA FURINA ha detto:

    INTERESSANTE LA DISCUSSIONE , VIVO IL DIBATTITO , GRANDI I DOCENTI , FENOMENALE IL GIORNALISTA

  2. vittoria ha detto:

    come sempre preciso e chiaro negli argomenti…molto interessante

  3. Mario De Rosa ha detto:

    Da diversi punti scaturisce un dibattito interessante e vivace,dove personalmente mi sorgono dubbi , sulla vera definizione di alcuni passaggi. Interessantissimo il libro e impeccabile l’articolo, che ne snoda in modo chiaro e fluente l’iter esplicativo.

    • Antonio Mirko ha detto:

      Esatto caro Mario, l’articolo – che riprende la discussione di sabato – serve proprio a far sviluppare dei dubbi o delle perplessità. L’idea è quella di non avere un punto di vista privilegiato sul mondo, cercando di riflettere sempre in modo costruttivo. Sei sempre il più attento!

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