Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 210) il 27 settembre 2014.
Quella degli agnostici non è una posizione alternativa alla Fede e all’Ateismo, ma “accessoria”
Spesso, quando si parla di Fede, Scienza e Ragione, alcune persone si definiscono “agnostiche”, assumendo una posizione alternativa a quella dei credenti e degli atei. In questo contesto, il termine agnostico si riferisce ad un individuo che sospende il giudizio sulla questione dell’esistenza o meno delle divinità data la mancanza di prove certe a favore delle due tesi contrapposte. Chi si definisce agnostico, quindi, prova ad assumere una posizione intermedia, quasi “politically correct”, volendo usare un’espressione anglosassone.
Contrariamente a ciò che si pensa, tuttavia, il termine agnostico non dovrebbe essere utilizzato per definire una posizione a sé stante, ma dovrebbe funzionare più come un termine “accessorio”, che si appoggia alla posizione che ognuno di noi ha nei confronti della religione. Ad entrar in gioco è il termine con significato opposto: gnostico, ossia chi ritiene di poter affermare con certezza che la sua posizione nei confronti della religione è accurata. Una parola che in Italia si usa di rado ma che risulta essere molto diffusa negli USA (“gnostic”, appunto), e spesso si confonde con lo gnosticismo, un movimento filosofico-religioso dei secoli passati. Potrebbe essere proprio la scarsa diffusione del termine gnostico in Italia il motivo per il quale, da noi, il termine agnostico assume un significato che tende a confondere le idee, anziché a chiarirle.
Ebbene, marcando le giuste differenze tra credo e conoscenza, ci troviamo di fronte a quattro possibilità: un individuo può essere un credente gnostico, ossia un individuo che crede in almeno un dio e ne dà per certa l’esistenza; un credente agnostico, che crede il almeno una divinità pur ammettendo che è di fatto impossibile verificarne razionalmente l’esistenza; un ateo agnostico, ossia colui che non crede ma non è in grado di dire se gli dei esistono, ed infine l’ateo gnostico, ossia chi non crede e sa per certo che gli dei non esistono. Queste distinzioni sono importanti perché l’essere agnostico o gnostico, ossia assumere una posizione relativa alla conoscenza, non impedisce ad un individuo di essere ateo o credente: gnostico e agnostico sono due termini accessori, non alternativi, e usati correttamente permettono quattro diverse possibilità al posto delle tre comunemente accettate. Ma cosa si intende per conoscenza? Data la complessità dell’argomento e la sua natura molto particolare, potremmo legarla al concetto di convinzione personale, più che a qualcosa di oggettivo ed universalmente accettato. Un individuo agnostico, sia esso ateo o credente, considera le prove a disposizione a favore delle varie ipotesi come non sufficienti e quindi tende a scartarle, mentre un individuo gnostico può usare le conoscenze a sua disposizione e maturate negli anni (studi, miracoli, riflessioni personali, esperienze di vita) per sentirsi convinto di ciò che pensa, sia esso ateo o credente. E’ anche una questione di interpretazioni, perché a parità di esperienze e bagaglio culturale due individui possono assumere posizioni diametralmente opposte e definirsi l’uno gnostico e l’altro agnostico.
Concludendo, queste dovute precisazioni, ossia l’introduzione tra le variabili in gioco del termine gnostico e il passaggio del termine agnostico da alternativo ad accessorio, permettono a ciascun individuo di poter scavare nel profondo della sua mente e autodefinirsi usando una terminologia più consona alla realtà. Non sono poche, infatti, le persone che non hanno le parole per poter spiegare, a se stessi e agli altri, cosa pensano realmente.
Francesco D’Amico
Mah… E per chi non sa se Dio esista o meno e non si sente di prendere posizione in un senso o nell’altro, dove si pone? Io non so se Dio esiste e non posso dire che non esiste perché non ho prove al riguardo, non sono quindi né ateo agnostico né credente agnostico, fino ad ora la definizione classica di semplice agnostico risolveva il problema non credi?
La fede è roba filosofica pesantuccia: se una divinità esistesse e avesse creato l’universo e tutto ciò che ne consegue, quella divinità a sua volta chi l’ha creata? Oppure se questa divinità non esistesse chi ha creato tutto l’universo… Poi se mettiamo pure il fatto che ci sia la possibilità che esistano più universi, non ne usciamo più.
Personalmente comunque mi reputo credente agnostico: credo ci sia una divinità che ha creato tutto ciò. Chi e come l’abbia creato non si sa e penso nessuno lo saprà mai.
Io mi definisco ateo agnostico proprio perchè non ho la presunzione di aver la certezza della non esistenza di un Dio e perchè rifiuto il dogma (l’ideologia che porta a credere di aver ragione) sia da un lato che dall’altro (la mia rimane una posizione assolutamente personale e non giudico assolutamente gli altri)…
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Il fatto di non credere non fa di me un ateo. La fede, in qualsiasi cosa, non è intrinseca all’uomo. Nel lungo tentativo degli umani di capire il senso della loro esistenza, ad un certo punto, essi hanno immaginato esseri e volontà superiori. Qualcuno ci ha creduto, qualcuno no. Altri, come me, non si pongono il problema di credere in Dio, un concetto che non mi appartiene e che, se non fossi stato educato da credente nell’occidente cristiano, probabilmente non conoscerei. Per essere atei bisogna accettare il concetto di Dio e rifiutarlo, compiendo comunque un atto di fede: “credo che Dio non esista in quanto non ne ho prova”. Non se ne ha prova in quanto ente metafisico. Ma, in quanto ente metafisico, non intrinseco al pensiero umano, ma storicamente determinatosi (la nostra idea di Dio è nata con l’ebraismo), non ho bisogno di confutarlo, di crederci o non crederci: semplicemente non mi interessa. Quindi io sono agnostico, non credo in Dio e non sono ateo.
Ciao Tullio, grazie per la partecipazione.
L’ateo non accetta la proposizione “dio/gli dei esiste/esistono” per mancanza di prove, ma ciò non significa essere convinti del fatto che non sia possibile l’esistenza di entità superiori con caratteristiche divine (per far ciò bisogna essere degli atei gnostici). L’ateo, inoltre, non professa nessun credo, quindi non prega nessuna divinità, e non deve per forza essere un antireligioso (per chi si riconosce in questo termine c’è una definizione a parte).
Stando a quello che dici, la definizione che meglio combacia con la tua descrizione è quella di ateo agnostico, perché non credi e allo stesso tempo ammetti che non ci sono evidenze che provano la non esistenza di un dio.
TLR – Francesco
Una nuova prospettiva molto interessante