La Composizione Musicale: un mestiere. Parte II.

Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 236) il  30 settembre 2017. Leggi la prima parte.

Continua la riflessione su chi opera da “dietro le quinte” nel mondo della musica

Se voi chiedeste ad uno studente di Matematica se lui potesse stabilire se è ben preparato per un esame o meno, egli saprebbe certamente rispondervi e questo testimonierebbe se non altro la capacità di comprendere l’entità della materia che sta studiando. Al contrario, nella composizione è possibile che un eventuale candidato non abbia la minima idea non solo sul fatto che possa vincere o meno, ma nemmeno eventualmente sul fatto che il suo brano sia effettivamente migliore di quello che lo ha vinto. Tutto questo ha estrema importanza soprattutto quando pensiamo che talvolta, giudici, insegnanti, direttori artistici o in generale le persone che si occupano del lato decisionale relativo al far passare una composizione o meno, vengono pagati per questo tipo di lavoro e pertanto ci si augurerebbe che possano essere anche valutati sulla base dei risultati che producono. Ma come valutarli? Posso supporre che se dovessimo chiederlo a loro stessi, risponderebbero che dovremmo valutare il successo della composizione che hanno scelto e ad una prima impressione potrebbe risultare un’affermazione ragionevole. Tuttavia, dobbiamo immaginare anche che il pubblico che ascolta le nuove composizioni in un Auditorium o in una qualsiasi Sala da Concerto non ha molta influenza su quanto venga programmato se non forse per quanto riguarda la musica di repertorio che di fatto può facilmente contenere brani noti o magari già sentiti in ogni stagione concertistica. Per quanto riguarda invece la musica contemporanea, o anche solo la musica dell’ ultimo scorcio del ‘900, la decisione di metterla in cartellone o meno non sembra così influenzata dalle reazioni del pubblico, e questo induce a dubitare. Del resto, sulla percezione estetica di qualsiasi cosa si potrebbe indagare da un punto di vista psicologico e scoprire quante persone appartenenti ad uno stesso gruppo culturale abbiano opinioni magari radicalmente diverse. Qui semplifico un po’ per provocare il lettore: paghereste qualcuno per decidere se gli piace esteticamente un altro individuo, una decorazione o una macchina? Quanto arrivereste a pagare per questo tipo di servizio, se veramente può definirsi tale? Abbiamo ampliato i nostri sospetti all’intero metro di giudizio sulla composizione perfino di persone accreditate come competenti per cercare delle “prove del nove”che riescano in qualche modo a valorizzare oggettivamente un brano. Giova ripeterlo a costo di diventare petulanti, è un concetto fondamentale, avere opinioni su un brano di musica è legittimo, ma laddove si ottengono dei soldi per averle date o si mette in circolo un sistema che dà soldi a qualcuno invece che a qualcun altro vi è una necessità fondamentale di verificare questo giudizio.

Per poter avere un minimo di luce in questo tunnel bisognerebbe chiedersi a cosa serve comporre musica nuova e, partendo da qui, come comprendere se i nuovi brani composti svolgano questo eventuale compito. La difficoltà nello stabilirlo è evidente: possiamo cercare di capire storicamente come sono andate le cose andando ad analizzare i tipi di committenza che si ottenevano nel passato e, se continuano ancora oggi, in che modo avvengano. Si può individuare nel finanziamento privato un atteggiamento storicamente molto diffuso, pensando anche ai grandi compositori che venivano finanziati dalla classe nobiliare. Non ho alcun documento che dimostri qualsiasi delle mie supposizioni e pertanto vanno prese come semplici ipotesi, ma sono abbastanza convinto che una tale pratica avvenga ancora oggi e se non per composizioni specifiche, quanto meno per eventi, concerti, festival di musica contemporanea. Ma, a questo punto, mi chiedo: può un mestiere che richiede così tanta preparazione, così tanta consapevolezza della materia e che potenzialmente genera i capolavori della cultura di un intero paese essere ridotto quanto a utilità all’intrattenimento di una stretta cerchia di persone benestanti? Può essere questo lo scopo di tanti anni di studio anche di una persona che in qualche modo sa esattamente come vanno le cose? Sarà bene premettere da subito onde evitare delusioni che in questo articolo non vi sono risposte definitive sia per la vasta ampiezza della trattazione che richiederebbe ben più di un articolo, sia perché reperire dati certi su questo tipo di realtà è estremamente difficile, dato che alcune fonti sono di scarsissima accessibilità.

Continuando a indagare su questa strada è possibile supporre che vi siano anche dei finanziamenti pubblici per concerti di nuova musica e sicuramente esistono associazioni che se ne occupano, finanziate pubblicamente. Non entrando nel merito di quanto vengano finanziate resta da comprendere esattamente il loro operato, nonché il loro criterio di giudizio, il pensiero con cui fanno eseguire questo tipo di composizioni.  Va detto, a questo punto, che non sempre si riscontra un attività tale da riuscire da sola a mantenere i compositori da essa promossi, dunque bisognerà comunque andare a cercare i contesti in cui i proventi dei concerti, dei diritti d’autore e via dicendo siano sufficienti a tale scopo. Un’indagine simile va effettuata su tutto ciò che concerne la promozione di musica contemporanea nell’ambito operistico, teatrale e cinematografico.

Ora veniamo allo scopo di questi dubbi e di queste indagini: per comprendere veramente il valore di quello che è un mestiere a tutti gli effetti, bisogna conoscerlo. Sebbene la conoscenza specialistica e quella non specialistica approfondiscano in modalità diverse uno stesso argomento è bene che ogni individuo tenga ben presente entrambe per poter dare non solo un nome all’attività presa in esame ma anche comprenderne l’importanza e godere dei suoi frutti. Quanto ai tipi di enti e alle cariche con potere decisionali citate è doverosa la seguente precisazione: il presente articolo non vuole in alcun modo danneggiare l’immagine o far cadere l’autorevolezza di nessuno di loro, ma solo incitare ad una totale trasparenza con il pubblico e con gli addetti ai lavori stessi che vengono valutati onde evitare che alcuni tipi di comportamenti possano favorire il problema lavorativo cui si accenna all’inizio. Più il potere decisionale è grande e più grandi sono le responsabilità che ha chi lo possiede: la musica e la composizione musicale sono un lavoro a tutti gli effetti  e del lavoro possiedono sia il grande impegno sia i grandi risultati di cui l’umanità può godere. Facciamo in modo che del lavoro abbiano anche la possibilità di sostentamento e la dignità.

Alessandro Severa

Pubblicità

Informazioni su lightbluemobius

The Lightblue Ribbon coordinator and founder.
Questa voce è stata pubblicata in (TLR) Alessandro Severa, Cultura, Arte e Letteratura, Il Lametino e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a La Composizione Musicale: un mestiere. Parte II.

  1. Pingback: La Composizione Musicale: un mestiere. Parte I. | The Lightblue Ribbon

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.