Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 232) il 25 marzo 2017.
Quando i giovani laureati sognano di fare il lustrascarpe
Qualche tempo fa, con l’idea di riportare in auge l’antico mestiere del “lustrascarpe”, la Confartigianato provinciale di Palermo, guidata da Nunzio Reina, ha programmato una decina di postazioni per i punti nevralgici della splendida città siciliana. L’idea di offrire una possibilità di lavoro in una realtà economicamente disastrata si è rivelata da subito vincente, tanto che la Confartigianato ha dovuto aumentare le posizioni da 10 a 15. In pochi giorni, infatti, sono pervenute più di 70 domande, nella speranza di superare il concorso per la selezione. Quello che ha suscitato clamore mediatico è stato il fatto che gli aspiranti candidati al posto di lustrascarpe fossero per la maggior parte persone diplomate – qualcuno ad un passo dall’agognata laurea – ma soprattutto laureati. Si, avete inteso bene. Laureati in Scienze politiche, in Economia e finanza o in pittura, tutti in cerca di questo posto di lavoro. Pochi, anzi pochissimi, gli aspiranti lustrascarpe con la sola licenza media.
Dopo tanti sacrifici, sfide e competizioni è giunta l’ora della resa dei conti. E il palco per l’ultima sfida non è il più prestigioso, quello delle gare nazionali, dove i ragazzi dovranno affrontare ancora una volta gli sfidanti e i rivali di sempre. No, questa volta c’è in ballo molto di più. Quella che sembrava una “provocazione” diventa, in poche ore, una sfida concreta: un posto fisso da Sciuscià.
Mettendo da parte i ragionamenti plausibili sulla effettiva utilità pratica di queste postazioni, sulle quali sono leciti molti dubbi, dobbiamo tuttavia chiederci il perché di tutto questo. In sintesi dobbiamo capire come mai, senza fare del moralismo a buon mercato, siano pervenute così tante domande in pochissimi giorni. Possiamo allora immaginare che, con un’età media che si aggira sui 40 anni circa, visto che il più giovane ha appena 21 anni e il più anziano 61, i candidati siano stati attratti sicuramente dal desiderio di trovare un lavoro in una regione dove le occasioni sono veramente scarse.
Sia ben chiaro: un lavoro è un lavoro. Per di più l’iniziativa della Confartigianato è lodevole, visto che si parla di uno stipendio ipotetico che si aggira intorno ai 1.200 euro, dopo una formazione e dotazione di strumenti di lavoro offerti dalla stessa associazione degli artigiani. Quello che ci chiediamo è se forse sia diventata perseverante l’idea, per un uomo dei nostri tempi, di non fallire nel campo del dovere. Quanto è forte, allora, la crisi economico-sociale che stiamo vivendo? Abbiamo davvero un futuro? Abbiamo progetti per il nostro futuro, oppure cerchiamo disperatamente un futuro per i nostri progetti? Sono domande che portano ovviamente a delle conclusioni amare, per le quali ognuno esprimerà la propria opinione. Ma sembra opportuno chiedersi, a livello politico e morale, se ha senso porre attenzione alle opinioni dei singoli individui, quando è possibile studiare gli errori – di varia natura – dei diversi popoli.
Non possiamo parlare sui media nazionali di acquisizione della consapevolezza delle proprie competenze, di conoscenza delle prospettive occupazionali, di comprensione del mercato del lavoro, di valutazione di corsi di specializzazione, di una giusta e doverosa scelta tra i diversi Master disponibili, se poi si è costretti a fare domanda per un posto da lustrascarpe. Ci rendiamo conto che qualcosa non va? Sono almeno venti gli anni alle nostre spalle nei quali si è sentito parlare di opportunità formative e di crescita professionale sia tecnica che manageriale, dell’importanza della strategia di business, di come siano fondamentali i modelli e le metodologie gestionali oppure di proattività e di problem solving. Ecco, quest’ultimo ci piace particolarmente. Chiediamoci il senso dell’impegnarsi nel “problem solving” quando, una volta superata la selezione, il lavoratore è posizionato all’aperto con una sedia e una spazzola in mano. Forse il “problem solving” si tramuta nella capacità di riconoscere bene i vari tipi di pelle e di scarpe? In tal caso è tutto in ordine, ci siamo solo lamentati e abbiamo vissuto in un mondo parallelo.
Antonio Mirko Dimartino