Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 225) il 16 aprile 2016.
Il punto di vista dell’esperta francese Nathalie Janson, ospite per la seconda volta in Calabria
Quello della crisi economica è un argomento molto delicato, che interessa direttamente le tasche dei cittadini. Sono in tanti quelli che, a causa della crisi, hanno perso il proprio lavoro o comunque hanno visto ridursi la qualità complessiva della loro vita. Sono otto anni, ormai, che ne sentiamo parlare e nonostante qualche segnale di ripresa, è ormai evidente che la società rimarrà segnata per tanti altri anni prima di ritornare allo status quo. Lo scorso 11 marzo, la professoressa francese Nathalie Janson è stata ospite, per la seconda volta, alla Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises” curata dalla Fondazione Vincenzo Scoppa e dal suo presidente, l’avvocato Sandro Scoppa, che due anni fa ha spiegato sulle pagine de il Lametino cos’è il Liberalismo. Nathalie Janson porta avanti la cosiddetta teoria del “free banking” e sostiene che, grazie ad esso, saremmo addirittura riusciti a prevenire la crisi economica dello scorso decennio.
Quello della professoressa Janson è un profilo accademico di altissimo rilievo: ha studiato a Parigi e proprio presso l’Università della Sorbona della capitale francese ha conseguito il suo dottorato di ricerca sotto la guida di Christian De Boissieu (celebre economista e assegnista di ricerca ad Harvard e alla Northwestern University) e di Pascal Salin (già presidente della Mont Pelerin Society). Presso la Georgia State University, negli USA, ha studiato e approfondito la teoria del free banking coi due massimi esponenti della stessa, Larry White e George Selgin. Attualmente, insegna alla Neoma Business School e all’Università Internazionale Sciences Po di Parigi. Il 21 agosto 2012, a Pizzo Calabro (VV), ha ricevuto il Premio Internazionale Liber@mente. Accoglierla sulle pagine de il Lametino è, senza ombra di dubbio, un immenso piacere.
Professoressa Janson, prima di tutto è doveroso ringraziarla per la sua disponibilità. Lei porta avanti da anni la teoria del cosiddetto “free banking”. In cosa consiste?
Il Free Banking è un sistema bancario che funziona senza una banca centrale. Il sistema bancario, infatti, è nato senza banca centrale, e la nascita di tale tipologia di banca, storicamente, è spesso dovuta all’interesse dello Stato ad avere una banca sulla quale appoggiarsi per finanziare le guerre. La ragione per la quale la banca centrale è all’origine delle crisi economiche è legata alla sua impossibilità di garantire e gestire una riserva adeguata.
I cittadini solitamente danno per scontata la presenza delle varie banche centrali. La teoria del free banking ci dice che non dobbiamo dare tali banche per scontate, e riporta l’esempio del dibattito statunitense del secolo scorso, lo stesso dibattito che ha portato alla genesi della Federal Reserve americana. Cos’è successo negli Stati Uniti e cosa possiamo imparare dall’esperienza americana?
La Federal Reserve è nata dopo la crisi di liquidità del 1907, quando l’ostacolo principale era proprio la gestione delle crisi di liquidità, e le questioni da risolvere non erano poche. Come si fa, senza banca centrale, a gestire una crisi di liquidità che paralizza tutte le banche? Come si assicura il ruolo del “prestatore di ultima istanza” in un sistema decentralizzato? Negli Stati Uniti c’erano, da una parte, quelli che vedevano la creazione della Federal Reserve come l’unica soluzione per risolvere le crisi di liquidità e, dall’altra, quelli che temevano che la creazione della banca centrale potesse marcare l’inizio di un ruolo più attivo della stessa banca e, di conseguenza, dello Stato, nei confronti dell’economia statunitense.
Il ruolo delle banche nel corso dei secoli è mutato, si è evoluto. Le banche hanno progressivamente adottato il modello dei prestiti, mentre in principio offrivano un servizio “cassaforte” per mettere al sicuro grossi capitali. Ora, in Italia, c’è chi vede nelle banche dei veri e propri mostri, salvati con denaro pubblico e destinati ad amplificare gli effetti della crisi. Si tratta di populismo o c’è un fondo di verità? Che ruolo hanno le banche nella nostra società e fino a che punto possiamo considerarle fondamentali?
Soprattutto in Europa, le banche continuano ad avere un ruolo essenziale nello sviluppo economico. Il problema è che le banche sono protette dai vari stati e, sapendolo, hanno una propensione a prendere dei rischi. Se i profitti sono privatizzati mentre le perdite sono “socializzate”, non è affatto sorprendente vedere banche esporsi a più rischi. Attualmente, le istanze di regolamentazione bancaria cercano di porre rimedio a questo problema, ma non è semplice.

La professoressa Janson e l’avvocato Sandro Scoppa, lo scorso 11 marzo, in occasione del settimo seminario della Scuola di Liberalismo “Ludwig von Mises” 2016 tenutosi presso l’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, Calabria.
Come avrebbe fatto il free banking a bloccare, sul nascere, la crisi che è iniziata negli Stati Uniti e si è poi diffusa praticamente ovunque per il globo?
Il free banking è un sistema che responsabilizza le banche e, proprio in virtù di questa responsabilizzazione, avrebbe impedito la nascita di questa crisi. Il sistema bancario di free banking funzionerebbe in un modo completamente diverso e vedrebbe il rischio sistemico sparire proprio perché le banche risulterebbero molto più diversificate, cosa che invece non avviene col sistema attuale che vede le banche “somigliarsi troppo” le une alle altre perché sottoposte alla stessa politica monetaria e alla stessa regolamentazione.
Uno dei problemi del free banking potrebbe essere la sua attuabilità. E’ possibile, nell’Unione Europea come negli Stati Uniti, passare dal vecchio modello al free banking? Quali sono gli ostacoli principali? Potrebbe essere un passaggio poco conveniente per alcune tipologie di banche e/o per alcune grosse compagnie o governi?
L’ostacolo principale è costituito dalle banche stesse: abbandonare un sistema che le protegge e le tutela è, per loro, decisamente svantaggioso. A meno che non ci siano nuove regole per forzare le banche a responsabilizzarsi, non c’è nessun incentivo per le banche a voler un sistema senza una banca centrale. Il secondo ostacolo – ma quello è minore – è il fatto che ad oggi le monete sono delle fiat money o monete legali (strumento di pagamento non coperto da riserve di altri materiali, come le riserve auree, e quindi privo di valore intrinseco anche indiretto, ndr). Nel passato, le monete emesse sotto free banking erano emesse con una convertibilità in oro.
Quella europea è una realtà particolare. Noi, infatti, abbiamo la BCE, o Banca Centrale Europea. Cosa pensa di tale banca? E’ veramente necessaria per l’Europa e gli europei?
La nascita della Banca Centrale Europea è stata una buona notizia per tutti quei paesi che avevano dei problemi d’inflazione e di disciplina fiscale. Purtroppo, la crisi del debito degli stati europei ha cambiato del tutto la politica monetaria conservatrice della Banca Centrale, e ormai non è più detto che questa possa disciplinare i paesi così come in passato.
Infine, un suo pronostico sulla crisi. Possiamo veramente dire che il peggio è passato, o c’è ancora del lavoro da fare?
Il peggio non è mai passato: è difficile prevedere coma andrà a finire l’episodio di Quantitative Easing (in italiano, alleggerimento o allentamento quantitativo, detto anche facilitazione quantitativa, indica una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta a debito da parte di una banca centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico, ndr). Abbiamo raggiunto un livello di liquidità tale da rendere, temo, la prossima crisi molto severa.
Grazie, professoressa Janson.
Francesco D’Amico
Veramente bella questa intervista.
I miei complimenti Francesco. Spero ne seguiranno altre!
Bravo Francesco D’Amico,bella intervista.