Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 221) il 3 ottobre 2015.
L’eccellenza di un pianista concertista italiano spopola in tutta Europa
“Maestro” nel senso più profondo del termine e ambasciatore di un disegno melodico senza confini, Giovanni Gorelli ci rappresenta in tutta l’Europa. É quanto si apprende studiando il suo percorso professionale dopo aver avuto il privilegio unico di assistere ad un suo concerto. Toscano di origine, con un’indole eccelsa ed elevata fin da bambino, Giovanni dedica tutta la sua vita allo studio degli strumenti quali la chitarra, il basso elettrico e il tanto amato pianoforte. Oggi svolge in tutta Europa l’attività di pianista concertista, immergendosi nei diversi stili di musica classica. Il disegno melodico di Giovanni Gorelli, infatti, rappresenta quell’Italia che non conosce crisi.
Un maestro, arriva alla melodia compiuta, con l’ispirazione divina della mente. In questo, il nostro caro Giovanni, diventa l’esempio da seguire. Lasciare la propria terra, scommettere su se stessi, riporre le proprie speranze nell’arte del suono e correre senza tempo. Dopo brillanti risultati al conservatorio di Firenze “Luigi Cherubini”, infatti, il maestro Gorelli si perfeziona presso l’École Normale Alfred Cortot e il Conservatorio Rachmaninov di Parigi, la capitale del romanticismo dove risiede, che ne ha definito le abitudini, il carattere, il modo di vestire e di comunicare. Conoscendolo, sarà facile apprezzare proprio il suo modo di porsi quale ultimo dei romantici, capace di illuminare il prossimo come simbolo del misterioso e secolare amore per la vita. Suonando nei festival, nelle chiese, nei teatri e perfino in alcuni consolati, Giovanni fa del prestigio l’unica sua meta, sulla scia delle magnifiche note di Frédéric François Chopin, il compositore-pianista polacco naturalizzato francese.
In tempi di crisi economica e morale, la musica è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale nel raggiungimento di un’assoluta compenetrazione ed equilibrio con la realtà circostante. Quella musica, che più di qualsiasi altra cosa può sottolineare sentimenti ed emozioni, vive allora nelle mani del pianista, capace di cambiare l’atmosfera dei nostri pensieri: dai colori freddi e drammatici dei nostri problemi, alla sostituzione con le tinte calde e rassicuranti dei nostri sogni o dei nostri desideri più intimi. Giovanni Gorelli vuole che il suo pubblico esca dalla semplice condizione statica e passiva di mero spettatore, per farlo vivere in un connubio vincente tra lo stile classico e quello romantico. Un concerto visivo-dinamico, quindi, con un tipo di comunicazione diretta con lo spettatore, carica di aggressioni altamente intellettuali.
Tra insegnamento – e concertismo attivo – Giovanni nutre da sempre una preferenza per brani virtuosistici, pur mantenendo la sensibilità necessaria per ricreare un’intima melodia e il suono dolce del pianoforte. Noi umani, infatti, siamo in grado di percepire l’interiorità degli oggetti ascoltando il suono che essi emettono: come la voce dà vita alle parole, Giovanni Gorelli dà vita al pianoforte. Le sue interpretazioni diventano ben presto un linguaggio, mentre costruiscono negli spettatori emozioni intense. Chi ama il pianoforte, dunque, sa per certo quanto gli studiosi e i maestri si siano espressi in merito al concetto di “tocco”. Si tratta del modo attraverso il quale il pianista abbassa i tasti del pianoforte, con la successiva caduta dei vari martelletti sulle corde. La dottrina insegna che per alcuni il tocco sia – essenzialmente – un elemento ricompreso nel diversi gesti tecnici, quindi qualcosa di spiegabile concretamente. Per altri, invece, il tocco va oltre il semplice gesto tecnico e diventa qualcosa di inspiegabile. Ecco, sono inspiegabili le mille assonnate emozioni che nella notte si sprigionano, dopo aver assistito a un concerto dell’immenso Gorelli, un grande professionista che cura la tecnica ma soprattutto l’interpretazione.
Il maestro Gorelli, poi, non si è occupato solo della scoperta della natura dei suoni o della loro combinazione armonica, ma si è altresì orientato sull’invisibile sentiero dell’amore per la scrittura. Il suono è sfuggente, evanescente, proprio come la parola che muore nell’attimo della sua pronuncia. Proprio per questo il nostro Giovanni ha in mente di lasciare un percorso, una via, una direzione da seguire, quale profondo estimatore della pittura, del cinema, del teatro e della letteratura. Per avere una lettura completa dei vari linguaggi artistici, infatti, il maestro ha conseguito anche una laurea in Psicologia, dimostrando un’apertura totale alla cultura. Tutto questo è il “cantiere” vivo dei suoi romanzi e delle sue dolci poesie.
Questa immagine sublime fin qui descritta, è accompagnata, però, da un accordo dissonante. Tutti i grandi pianisti, con le loro vite e i loro travagliati rapporti con il potere, creano un contesto nel quale l’arte del suono racconta la sofferenza ma, molto spesso, si oppone anche alla stessa. La tragica crisi economica che stiamo vivendo, infatti, ha portato tagli molto netti nelle risorse finanziare dedicate alla musica, al cinema e all’arte in generale. In un’Italia povera di idee e ricca di personaggi attratti solo dal potere o dalla “vetrina” occasionale, è sempre più necessario dare spazio ai pionieri dell’emozione. Si parla di uomini dediti al miglioramento della collettività. Per fortuna, c’è chi ancora crede nella magia di quest’arte e della cultura in generale.
Da un’idea di Marco Vespari, il noto poeta e scrittore calabrese che per primo ha creduto nelle sue potenzialità, Giovanni Gorelli potrebbe arrivare presto in Calabria. Aspettiamo con ansia questo nuovo episodio armonico, per vivere un concerto del maestro, prefigurando l’esito di una battaglia intellettuale in una vittoria ottenuta in virtù della lealtà, dell’impegno, della passione e dell’onestà.
Antonio Mirko Dimartino
bellissimo l’articolo di Antonio Mirko Dimartino, ricco di riferimenti non solo riguardanti l’eccelso Musicista Giovanni Gorelli, la sua biografia, il suo percorso culturale e professionale, ma ricco anche di riferimenti al panorama culturale Italiano e alla problematica collocazione che , ahinoi, la Musica detiene laddove scarseggiano “volutamente” i valori.