Sentirsi lametini è importante

Questo articolo è uscito sul periodico il Lametino lo scorso 12 giugno 2010.

Avere una forte identità territoriale può fare la differenza

L’appartenenza ad un gruppo ben consolidato è un argomento che è stato più volte trattato da sociologi e psicologi. Si parla spessissimo di leader carismatici e della loro capacità di ammaliare le masse così come si parla di bande organizzate di giovani teppisti che commettono reati senza avere dei motivi ben precisi. Certe volte, il comportamento dell’uomo non è molto diverso da quello di tanti altri animali che vivono in branco, condividendo determinati interessi e lottando insieme per determinati obiettivi.

La forte cooperazione tra individui si è rivelata uno strumento importantissimo per il successo della specie umana e ciò è dimostrato da una lunghissima serie di ritrovamenti di grande rilevanza archeologica. “L’unione fa la forza”, recita il proverbio che meglio si adatta a riassumere questo concetto: quando si è parte integrante di un gruppo che condivide ideali e/o interessi ben definiti, è più facile raggiungere risultati che a prima vista potrebbero sembrare irraggiungibili. Da notare che il concetto di gruppo è talmente generico da poter essere esteso ad un’intera popolazione di individui che, tanto per fare un esempio, sono pronti a tutto pur di difendere la propria nazione. Tali sentimenti sfociano in eccessi tragicamente noti come il razzismo, ma è scorretto evitare di menzionare i vantaggi che una forte identità territoriale comporta. Queste generalizzazioni servono ad introdurre un argomento molto delicato, ossia l’effettiva appartenenza dei cittadini alla realtà sociale e territoriale lametina. Come vedremo, si tratta di un processo che viene ripetutamente ostacolato da barriere più o meno fisiche la cui natura risale al lunghissimo periodo che ha preceduto la “creazione” di Lamezia Terme.

Anche se sembra paradossale, una delle “barriere” è costituita dalla mancanza di una fusione fisica tra i centri urbani di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia: anche se Nicastro e Sambiase sono sempre più “vicini” grazie all’edilizia e alla crescita impressionante di aree come Savutano, c’è ancora molto da fare per unire Sant’Eufemia al resto della città. Percorrendo le strade che collegano i vari centri, l’impressione di vivere in una città smembrata è molto forte e talmente scoraggiante, da indurre una schiera di “nostalgici” a considerare la fondazione di Lamezia Terme come un evento nefasto che ha dato più disagi che benefici e che non sembra destinato a portare a risultati concreti. “Chi fa da sé fa per tre”, dice un altro proverbio che si trova in netto contrasto con quello menzionato all’inizio di questo articolo e che sembra fatto apposta per descrivere la situazione attuale di Lamezia. Viene spontaneo il paragone con l’unità d’Italia, evento storico di portata enormemente più grande che però vanta critiche paragonabili ed attuali. Detto questo, pensando alle potenzialità che il territorio lametino può vantare, non si può fare a meno di chiedersi il perché di tanto pessimismo e, soprattutto, il perché della mancanza di un’unione effettiva dei tre centri urbani. Le classi dirigenti del passato hanno commesso vari errori, primo tra tutti quello di far sviluppare la neonata città con un approccio poco lungimirante ed equilibrato, e sta ai politici attuali porre rimedio a tale errore cercando vie di sviluppo nuove ed innovative. Purtroppo, con le vacanze estive sempre più vicine, i cittadini sono nuovamente forzati a confrontarsi con uno dei tanti problemi che affliggono periodicamente il nostro territorio: si tratta del divieto di balneazione nelle nostre spiagge, che quest’anno interessa circa un terzo della costa. Questo e tanti altri fallimenti della classe dirigente influiscono negativamente sull’opinione che i lametini stessi hanno del territorio in cui vivono: che senso ha avere così tante potenzialità se poi non vengono sfruttate? Dove sono i politici locali quando si tratta di difendere il lametino? Non è un caso ricondurre la responsabilità di questi inconvenienti alle solite figure politiche che in tutti questi anni di concreto hanno fatto ben poco.

Politica a parte, parliamo tanto di una Lamezia unita che lotta per emergere e vincere la morsa che ne limita il progresso, ma se le differenze interne continuano a persistere risulterà molto difficile creare un fronte unito per far valere i diritti di una città così promettente: senza unità, oltre ai politici locali e alle città vicine (sempre pronte a piombare come avvoltoi su di noi), Lamezia dovrà confrontarsi anche con le “lotte” intestine. Ritornando al paragone con l’Italia, la divisione del Bel Paese in tanti piccoli stati non ha fatto altro che indebolire la penisola per secoli, rendendola succube delle potenze straniere che, al contrario di noi, potevano vantare una forte coesione interna. Di fronte ad un esempio così evidente, non si può fare a meno di ammettere che l’orgoglio lametino è un sentimento necessario per far (ri)nascere la città; ogni cittadino deve essere perfettamente cosciente delle potenzialità della piana per avere bene a mente che la realtà territoriale di cui fa parte merita molto di più. Si tratta di un processo lento ma inesorabile, che articoli come questo possono accelerare.

Francesco D’Amico

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