Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 211) il 25 ottobre 2014. La tecnologia di nicchia aspetta i giovani calabresi
Negli ultimi mesi si è sviluppata una sempre maggiore attenzione verso l’applicazione dei “droni” alla vita di ogni giorno, che può rappresentare una grande opportunità per i ragazzi calabresi. Ma cosa sono questi droni e, soprattutto, a cosa servono? Inizialmente applicati nelle attività militari, sono piccoli velivoli in grado di volare in cielo con un coordinamento umano e terreno. Ricordano un po’ l’idea degli elicotteri telecomandati, ma hanno una tecnologia portante decisamente interessante. L’obiettivo di moltissimi centri di ricerca è quello di impiegare gli stessi su larga scala. Il punto è di fondamentale importanza: nel campo della “robotica di servizio” si affacciano – ormai – in contesti come la casa, l’ufficio o addirittura il mondo lavorativo. Avete capito bene, unito all’uso della rete, dei pc e della telefonia cellulare, il “drone” può rappresentare una nuova opportunità di lavoro. Basti pensare al fatto che, alla fine, l’uso militare – per le riprese video aeree – deriva dal fatto di poter agire in condizioni di emergenza o per lo svolgimento di lavori pericolosi, con una notevole flessibilità di utilizzo e un azzeramento quasi totale dei rischi per l’uomo. Da quì il passo è stato breve nell’avvalersi di questi droni per operazioni di monitoraggio delle aree a rischio geologico, che ha segnato il primo passaggio dall’ambito militare a quello civile. Dopo il terremoto che ha devastato l’Emilia Romagna nel 2012, infatti, sono stati utilizzati per le fasi di ricognizione, non meno del Giappone che li ha impiegati – invece – per tenere sotto stretto controllo la centrale nucleare di Fukushima, dopo le note esplosioni verificatesi. Perfino il traffico di stupefacenti nel confine USA-Messico viene seguito con dei droni, evitando rischi notevoli per le forze dell’ordine. Per tutti questi motivi, allo sviluppo dei droni sono interessate aziende di ogni genere, partendo dal settore e-commerce per arrivare a quelle che operano nelle spedizioni internazionali. Esitono dei limiti al loro utilizzo? Ovviamente sì. Per scongiurare situazioni pericolose, infatti, esiste l’obbligo di patente per chi intende far decollare droni di qualsiasi forma o specie. Essenzialmente viene posto un limite di peso, nel senso che in base allo stesso cambiano i requisiti per far volare un drone. La soglia è quella dei 25 kg, in gergo si parla di Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto con mezzi aerei di massa al decollo massima maggiore o uguale a 25 kg, al di sopra della quale occorre un’adeguata certificazione per l’utilizzo, atta ad essere valutata dall’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile che si occupa della regolamentazione in base alle direttive europee. Lo stesso fa una distinzione tecnica tra “operazioni non critiche” e “operazioni critiche” (proprio degli aeromobili a pilotaggio remoto), fermo restando che anche sotto i 25 kg è comunque necessaria l’autorizzazione ENAC. Sembra evidente che, in una terra come la nostra amata Calabria, dove la disoccupazione ha raggiunto livelli insostenibili, l’idea di imparare ad utilizzare un drone possa rappresentare un’eventuale fonte di reddito o meglio ancora un’opportunità di lavoro. Volete un esempio? Pensate semplicemente ai matrimoni, visto che ormai i veri fotografi professionisti offrono la possibilità di mischiare in modo armonioso immagini da terra con elettrizzanti riprese aeree. Certo, forse non è la soluzione ai problemi della disoccupazione, ma rappresenta certamente un incentivo all’imprenditoria giovanile. Si tratta – altresì – di un buon modo per combattere il fenomeno dei “Neet”, not in education employment or trading, ovvero coloro i quali non studiano, non hanno un lavoro e neanche lo cercano. Si dice che in economia il “tempo” sia la risorsa più importante. I giovani calabresi dovrebbero cogliere questa opportunità, tenendo presente che la Federal Aviation Administration ha stimato che – per la fine del 2018 – i droni in giro per il mondo saranno almeno 30 mila. Gli aspiranti piloti di questi robot volanti devono solo aver raggiunto la maggiore età e aver conseguito, dopo un corso specifico, un semplice patentino. A tal proposito, all’aeroporto di Levaldigi è già possibile seguire dei corsi organizzati dall’Alpha Lima Aviation per ricevere l’attestato abilitante a questa professione che, senza ombra di dubbio, possiamo ormai definire uno dei lavori del nostro futuro. E per quanto riguarda i costi? Accessibili anche quelli. Un corso teorico-pratico non supera di norma i mille euro, mentre per un’attrezzatura professionale completa il range va dai mille ai cinquemila euro, in base alle proprie esigenze. I giovani si misurano con una forte disoccupazione e con un precariato assurdo ed incomprensibile. Cerchiamo di incoraggiarli invece di contestarli, tenendo conto anche del parere favorevole – per lo sviluppo dei droni in tutto il pianeta – espresso qualche mese fa proprio da Bill Gates, l’unico uomo al mondo che è riuscito a tenere testa alla Apple.
Antonio Dimartino
Pingback: La Calabria delle innovazioni: arrivano i piloti di droni | The Lightblue Ribbon
Pingback: Esiste ancora la carriera? | The Lightblue Ribbon
Ottimo articolo ,come al solito. Pensa al loro utilizzo per prevenire i numerosi incendi ,monitorare territori a rischio,etc.
Buona Domenica Antonio
Mario De Rosa
Caro Mario, si tratta di una vera e propria opportunità di lavoro. I droni possono rappresentare la possibilità di monitorare il nostro territorio, molto dissestato. Il tutto con costi accessibili, creando nuovi posti di lavoro. Per non parlare degli incendi, come dicevi tu! Dobbiamo investire sulla loro diffusione. Grazie come sempre.
Articolo chiaro e ben strutturato scritto da un bravissimo giornalista
Grazie Letizia, sono contento che ti sia piaciuto!
Gran bel’articolo chiarooo e sempliceee….complimentii!!!
Grazie Vittoria. E vedrai che bello il prossimo 🙂