Uno “scoop all’italiana” ai limiti del diffamatorio, frutto del pregiudizio e della cattiva informazione

I-DATI “Siracusa”, l’ultimo dei vecchi McDonnell Douglas utilizzati da Alitalia ad essere ritirato dal servizio, a Genova-Sestri. Foto di Giorgio Varisco.
E’ inutile, in Italia non ci siamo proprio. La cultura aeronautica, così poco radicata nel nostro paese, continua a rimanere un’utopia.
Questa volta, le “vittime” dell’ignoranza aeronautica tipicamente italiana sono i dipendenti ed ex dipendenti Alitalia che usufruiscono di agevolazioni dedicate quando prendono l’aereo. Il motivo della diatriba? Il solito articolo sensazionalista all’italiana, lanciato da Libero e successivamente ripreso anche da Il Giornale, dove fatti e gaffe sono sullo stesso piano e l’unica cosa che conta realmente è far scattare l’indignazione di chi legge. La macedonia sembrava perfetta, una fusione tra il solito articolo sui soliti sprechi della “casta” e l’ennesima accusa nei confronti di una compagnia che, purtroppo per chi la denigra, rimane l’unica in Italia ad offrire capillarmente alcuni servizi di importanza strategica. Un presunto scandalo, quello dei dipendenti Alitalia “che viaggiano gratis”, inserito ad hoc in un contesto ben definito (le note difficoltà finanziarie della compagnia, a caccia di un forte partner straniero), lasciando intendere ai lettori populisti e non che i problemi dell’Alitalia siano una conseguenza diretta di questi “sprechi”.
Tante sono, invece, le inesattezze riportate dagli articoli di Libero e de Il Giornale che non poco hanno indignato i cosiddetti “privilegiati”, tirati in ballo dall’articolo stesso. Le agevolazioni per i dipendenti, innanzitutto, non sono una prerogativa di Alitalia e rientrano in un contesto molto ampio, quello delle normative IATA (International Air Transport Association, Associazione Internazionale del Trasporto Aereo). Non è un beneficio da membri della “casta” (o k@$t4, volendo citare i complottari), ma un diritto che spetta ai dipendenti di quasi tutte le compagnie del mondo. E non si tratta né di “biglietti gratis” né di “tariffe stracciate”, dato che i dipendenti di compagnia che usufruiscono di tali agevolazioni non hanno gli stessi diritti dei passeggeri paganti: infatti, partono solo se l’aereo ha dei posti non acquistati dai passeggeri regolari, e se il volo è pieno rischiano di rimanere a terra. L’agevolazione pecuniaria viene quasi del tutto compensata dai rischi e, contrariamente a ciò che ha lasciato intendere Libero, per la compagnia non ci sono perdite finanziarie: i passeggeri regolari pagano e, se ci sono posti ancora disponibili, possono partire anche i dipendenti di compagnia, tappando eventuali “buchi” e portando altri soldi direttamente nelle casse della compagnia. La compagnia aerea di fatto ci guadagna perché vende posti che, altrimenti, rimarrebbero vuoti.
Discorso a parte per i membri di un equipaggio che viaggiano come “fuori servizio” (deadhead in inglese), ossia coloro che prendono un volo gratuitamente per posizionarsi dove richiesto dalla compagnia. E’ l’equivalente aeronautico di prendere un pullman per andare a lavorare, con la differenza che in questo caso il mezzo di trasporto è un aereo e la destinazione, nonché il luogo di lavoro, è un aeroporto, generalmente un hub di primaria importanza (nel caso di Alitalia, Fiumicino o Linate). Sicuramente, non si tratta di viaggi di piacere.
Ma quanto convengono gli “esclusivi” biglietti staff? Meno di quanto si creda, e a spiegarcelo sono i “privilegiati” stessi, che per poter usufruire di questi biglietti devono anche pagare una quota annuale che si somma al costo dei biglietti staff. Ecco qualche testimonianza.
Isabella L. ci dice: “Viaggio spesso, quindi acquisto biglietti ID50 [una tipologia di biglietto, ndr] ed ho notato che non sempre è conveniente confrontando i prezzi dei biglietti a prezzo pieno. Tutto ciò che viene scritto sui nostri biglietti è opera di incompetenti. Non capisco questo accanimento… anzi, l’emissione dei nostri biglietti porta incassi ad Alitalia e non penso ciò risolva la grave crisi quando per decenni e decenni hanno sempre elargito biglietti gratis a chiunque [qui il riferimento è alla “vera” casta, ndr].”
Silvia M. ci spiega perché, secondo lei, non conviene: “Sono in Cigs/Mobilità dall’arrivo di CAI. Alcune cifre delle ‘concessioni’: 40 euro di iscrizione annuale a componente nucleo famigliare (160 euro, siamo in quattro) più supplemento carburante a biglietto: 20 euro per i voli nazionali, 40 euro per gli internazionali, 60 euro per gli intercontinentali… per poi acquistare un biglietto al 90% senza prenotazione. Un esempio: Milano-Londra-Milano 130 euro. Con easyJet 80-90 euro se acquistato in tempo. Non abbiamo più i biglietti col 50% di sconto dal 2012.”

G-EZAW, Airbus A319 della compagnia low cost inglese easyJet, a Milano-Malpensa. Per molti “privilegiati” e i membri delle loro famiglie, spesso l’opzione easyJet risulta più conveniente dei biglietti staff. Poco oltre, un Airbus A300 cargo della celeberrima DHL. Foto di Giorgio Varisco.
Questa è la testimonianza di Betty B.: “Io non compro da anni biglietti staff, un po’ perché spesso più costosi di quelli in offerta, un po’ perché essendo stati ridotti i voli è più difficile venire imbarcati e più facile essere sbarcati…”
Molto decisa anche Rosalba M.: “Sono in pensione da più di 20 anni ormai e, credetemi, in tutta la mia carriera di hostess di volo non ho voluto mai usufruire del free per una semplice ragione: visto che non mi era concesso il diritto alla prenotazione con la sicurezza dei voli, bene, allora ne ho fatto a meno. Ormai viaggio tramite viaggi organizzati con agenzia, parto e torno in tranquillità. Non consideratemi una snob, non credo d’esserlo, ma non ho mai amato lo stress, mi è bastato quello sul lavoro.”
Andrea C. fornisce alcuni esempi concreti: “Ho appena pagato 91 euro per un 50% Roma-Palermo-Roma ai quali se aggiungi i 40 euro fanno 130. Alcuni amici che ho incontrato a Palermo provenienti da Nizza, ben altra cosa e distanza, con easyJet ne pagavano 140 senza dover chiedere niente a nessuno. Ma poi di che parliamo, di convenienza economica? Qui è soprattutto una questione di dignità e rispetto per una vita di lavoro.”
Maria Laura S. ci fornisce un altro esempio pratico: “Ho acquistato per mia madre un biglietto per Copenhagen… il 50% Alitalia superava i 200 euro…. ho optato per Norwegian!”
Stefania V. è diretta e concisa: “Io, cassintegrata dal 2008, non ho più usato i biglietti staff (costano meno con le low cost).”
Altro esempio pratico, questa volta di Antonio B.: “Il giornalista che ha scritto queste str****te non é a conoscenza che un ID90N2 oggi costa quasi come un biglietto venduto da Alitalia in advance booking [prenotazione anticipata, ndr]. Un ID90 Roma-Milano-Roma costa infatti 82 euro, quasi quanto i 90 euro richiesti per un biglietto comprato sul sito di Alitalia un mese prima.”
Gianfranco M. ha addirittura rinunciato ai biglietti staff: “A ottobre scorso Roma-Parigi con biglietto ID50, più 40 euro di extra, a 165 euro. La tariffa scontata Alitalia per passeggeri normali ammonta a 135 euro. Quest’anno non ho rinnovato l’iscrizione per tutta la famiglia.”
Eugenia M. riporta la sua testimonianza, decisamente inusuale: “Figlia di dipendenti Alitalia, fino ai 26 anni ho avuto diritto a forti sconti… dopo sono decisamente diminuiti e ora, visto che i miei sono esodati, non ho diritto a nulla a differenza dei figli dei pensionati. Per la cronaca, erano più le volte che rimanevo a terra di quelle che partivo, spesso finivo per acquistare i biglietti o usare altre compagnie per partire con il mio ragazzo o con gli amici e evitare di avere problemi. Ma, tuttora, mi sento dire ‘beata te! Chissà quanti voli gratis!'”
Anche Gabriele C. si unisce al coro: “I titoli di viaggio a tariffa agevolata per i dipendenti non sono ‘concessioni’ ma ‘disposizioni di viaggio’ e non rappresentano nemmeno un costo, ma un vantaggio economico per l’azienda. Derivano da accordi internazionali tra compagnie in regime di reciprocità per una massimizzazione del profitto altrimenti non realizzabile. Non sono nemmeno un ‘fringe benefit‘, come da parere della stessa Agenzia delle Entrate. Per assurdo, Alitalia – CAI potrebbe negarmi i biglietti suoi, ma non l’emissione del biglietto ZED [biglietto diverso dagli ID, emesso per viaggiare con un’aerolinea diversa da Alitalia, ndr] su compagnia aderente alla convenzione.”

D-AIDV, Airbus A321 di Lufthansa con livrea speciale, a Milano-Linate. La Lufthansa estende l’accesso ai biglietti staff a categorie ignorate da Alitalia, ma è lungi dall’essere una compagnia di scansafatiche che vivono sulle spalle dello Stato tedesco. Foto di Giorgio Varisco.
Che dire, in fin dei conti, questi biglietti che avrebbero dato un contributo al declino della compagnia già di bandiera non sono poi così convenienti, non garantiscono gli stessi diritti di un biglietto “normale” e hanno tariffe lontane anni luce da quelle che fanno indignare i giornalisti poco informati e i loro lettori. Tra l’altro, volendo fare un paragone con altre compagnie che seguono modelli di mercato simili, l’Alitalia risulta essere addirittura in difetto: non prevede, infatti, vantaggi per i lavoratori delle società terze, di handling, che curano i voli Alitalia nella stragrande maggioranza degli aeroporti serviti dalla compagnia. Persone che, così come gli addetti dei call center, condividono le sorti dei dipendenti di compagnia in caso di fallimento ma non possono godere di alcuni benefici quando, dopo tanto duro lavoro, prendono un aereo. Quindi, potremmo andare controcorrente rispetto all’ondata populista fomentata sia da Libero che da Il Giornale e dire che il problema non è tanto togliere i “privilegi” a chi li ha quanto estenderli a chi li dovrebbe avere.
Francesco D’Amico
Foto di Giorgio Varisco, GolfVictorSpotting.it
Potete dire tutte le bugie che volete ma a me non me la raccontate. Conosco una ex Alitalia che ha girato e gira gratis il mondo in lungo e in largo. Io sono un ex Enel che aveva 7000 kwh che mi erano dovuti per contratto. Enel me li ha levati con la vergognosa connivenza dei sindacati. Mi auguro che lo stesso facciano anche per voi con le vostre agevolazioni visto che, oltretutto, leggendovi sembra che non ne abbiate alcun vantaggio
Buongiorno Luciano, l’articolo non va a difendere a spada tratta le agevolazioni e chi ne usufruisce, in quanto il sottoscritto (che ha preparato e pubblicato questo pezzo qualche anno fa) non è d’accordo con la politica di agevolazioni selvagge, un po’ abusata, perpetrata dalla compagnia e dai suoi dipendenti. Ci sono stati diversi casi di abuso, per i quali manifesto tutta la mia contrarietà, ma non è citare quei casi il succo di questo articolo.
L’articolo nasce come forma di contrasto all’esasperazione delle accuse nei confronti di queste agevolazioni, e prova a porsi come uno strumento per descrivere cosa siano in realtà: “viaggiare gratis” e “viaggiare a basso prezzo in standby” sono due cose diverse, in quanto la prima implica una vera e propria presa in giro nei confronti di chi i biglietti li paga, la seconda descrive meglio il reale funzionamento di queste agevolazioni che, ti ripeto, non godono della mia profonda simpatia ma che, devo riconoscere, sono oggetto di critiche spesso poco fondate. Spesso, come è dimostrato da alcune testimonianze, usufruire di queste agevolazioni semplicemente non conviene, proprio perché non si tratta di “viaggiare gratis” ma di sottostare alle restrizioni del cosiddetto “staff travel”.
Spero di essere stato chiaro. Un saluto.
TLR – Francesco
Queste cosidette “concessioni” per dipendenti ed ex dipendenti sono una presa in giro. I costi dei servizi ormai sono pari o superiori alla concorrenza che vende on-line in tempo reale. Le procedure per accedere alle concessioni sono così complesse e contorte e tali che sono necessari tempi lunghi.
La società che si occupa all’interno di Alitalia di queste concessioni è inefficiente e crea difficoltà.
Risultato: Anche in questo piccolo segmento, l’attuale Alitalia, non capisce che tutto quello che è fonte di reddito deve essere trattato con cura, cercando di perseguire sia la soddisfazione del cliente che i propri interessi.