Asimov, Scienza e Fantascienza: ai confini del reale.

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Una riflessione che merita un po’ di attenzione.

Asimov

Isaac Asimov.

In Italia e non solo, viene considerato il padre della Fantascienza, colui che per primo ha trasformato la Science Fiction in letteratura di livello.

All’interno delle sue opere si trova invenzione e realtà, amalgamate da quel tocco di “plausibilità” delle cose, dando l’impressione, che tutto può essere realizzabile nell’immediato futuro.

Precursore dell’ hard science fiction, non manca nelle sue opere, il tema sociologico. Inventore della Psicostoriografia,  che tratta ampiamente nel ciclo delle Fondazioni, asserisce che tramite questa materia, basata su calcoli matematici, probabilità e statistiche (e ovviamente una profonda conoscenza della psicologia), è possibile anticipare i comportamenti delle masse, riuscendo così a predire il futuro.

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La copertina del libro.

Le sue descrizioni della materia, il come essa viene applicata e studiata, rende tale argomento oggetto di studio per molti anni da parte di storici e psicologi, e il lettore, comunque, viene rapito e affascinato dalle sue spiegazioni, tanto da lasciarsi convincere.

In molti lo conoscono solo come scrittore, ma egli si occupava anche di divulgazione scientifica. I suoi studi che dapprima erano orientati verso la zoologia alla Columbia University, furono interrotti a causa del suo rifiuto di “dissezionare un gatto randagio vivo”!

Dunque artista, scienziato e anche uomo di “cuore”.  Aspetto questo, che si può notare in molti dei suoi scritti.

Si contano a suo nome, più di cento pubblicazioni in ambito scientifico: dalla cosmologia alla fotosintesi, senza contare le numerose citazioni.

Autore inoltre di gialli, noir, e persino di un volume sulla Bibbia, Asimov indaga tutto lo scibile del sapere umano con estremo pragmatismo, senza lasciarsi sopraffare da emozioni ma emozionando invece i suoi lettori, in ogni ambito.

Qualcuno lo ha definito “profeta”, facendo riferimento a molte delle tematiche affrontate nei suoi racconti e romanzi, che si sono poi via via verificate nel corso dei decenni. (Basti pensare alla banale affermazione che nel ventunesimo secolo, l’uomo non sarebbe riuscito a vivere senza elettrodomestici).

A tal proposito, durante un’intervista fatta nel 1980, Asimov parlando di Fantascienza afferma:

“Penso che la fantascienza sia l’unica branca letteraria di rilievo che tratta di come gli esseri umani reagiscono ad ogni cambiamento significativo del livello di scienza e tecnologia nella società. E’ una letteratura che punta al cuore dei nostri tempi, perché mai come ora nella storia il nostro mondo sta cambiando velocemente. Inoltre chiunque oggi (1980) ha tra i quindici e trenta anni d’età è probabile che assisterà ai cambiamenti radicali che si verificheranno nel corso del ventunesimo secolo, il mondo sarà completamente diverso allora!”

E possiamo affermare, senza dubbio, che questo si è realizzato, ma non sono certe le sue doti profetiche a dare a Isaac Asimov questa facoltà di “predire” il futuro, quanto piuttosto un attento studio delle scoperte tecnologiche, della storia e del presente. Potremmo parlare quasi di “storiografia”.

E ancora afferma:” Non conosco alcuno scrittore di fantascienza che si consideri profeta. Gli autori semplicemente non assolvono al loro compito facendo previsioni sul futuro, ma ribadendo, storia dopo storia, il concetto che la vita sarà differente.”

Differente.

Ovvio che, non tutti gli autori riescono a descrivere con altrettanta esattezza quella “differenza” e in che modo il futuro evolverà e impatterà sull’uomo.

Io amo la fantascienza, e ne sono un’attenta lettrice, ma la cosa che mi affascina continuamente nelle storie di Asimov, e la sensazione che il futuro sia “presente”.

Cito Fahrenheit 451, un libro che ho amato molto, considerato un’icona della fantascienza, che però, a mio avviso, pecca di lungimiranza.

Il futuro descritto da Ray Bradbury, l’autore, è intriso di tinte vintage, che pur trattando temi importanti e delicati come la gestione delle informazioni e la conseguente veicolazione, manca comunque, a mio avviso, di credibilità e accortezza verso i particolari di un probabile futuro, posteriore agli anni sessanta.

Per quanto Fahrenheit sia sci-fi, pur parlando di un distopico futuro che sfiora tematiche attuali, non fa calare il lettore nel “presente”, dando l’impressione che le pareti a fianco ai megaschermi-tv siano ancora ricoperte con carta da parati, e che le velocissime auto abbiano ancora forme simili alla giulietta, all’aquila solitaria o alla 850 (tutte auto in voga tra  gli anni ’60 e ’70).

Ma passiamo all’influenza che Asimov ha avuto anche sul cinema. Io Robot, all’Uomo bicentenario, Viaggio allucinante, Light Years e molte altre, le pellicole ispirate direttamente a suoi racconti.

Ma le influenze dei suoi scritti si trovano anche in opere colossali non direttamente connesse ai suoi lavori. Pensiamo all’Impero Galattico e al pianeta-città Coruscant in Star Wars. Chi ha letto il ciclo delle Fondazioni non può non trovare nette somiglianze e citazioni tra i due Imperi e tra Coruscant e Trantor, la capitale della galassia, pianeta-città.

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Il pianeta-città Coruscant di Guerre Stellari.

Sono solo alcuni esempi, e volendo approfondire l’argomento vi sarebbe materiale sufficiente a scrivere almeno un centinaio, se non oltre, di articoli.

E chiudiamo questo breve pezzo parlando di un aspetto che abbiamo appena accennato qualche riga più in alto, il lato “sociale” e “umano” del nostro autore.

Non c’è nulla che si possa sfruttare al cento per cento, Afferma in un articolo del 1974, facendo riferimento all’uso inappropriato che l’uomo, già da allora, faceva del territorio e delle risorse energetiche.

Anche in quest’ambio, pare che il nostro autore, abbia fatto centro. Egli scrive: La grande maggioranza degli esseri umani, ogni qualvolta ha la possibilità di farlo, pare preferire una dieta a base di carne, ma, anche quando tale carne proviene da animali erbivori, si tratta pur sempre di un notevole spreco. Ricordiamo che con cento chilogrammi di vegetali si ottengono solo dieci chilogrammi dell’animale da noi mangiato e che questi a loro volta corrispondono ad un solo chilogrammo del nostro corpo. Se consumassimo direttamente le piante invece di servircene per nutrire gli animali, la stessa quantità di vegetali corrisponderebbero a dieci chili del nostro corpo.

Uno dei problemi che maggiormente disturbano l’equilibrio mondiale è proprio la disparità che esiste fra le nazioni. Alcuni paesi sono affetti dal morbo dell’obesità, una piaga che costringe a sovrattassare i cibi che contengono più del 30% di grassi, e altri paesi sono ridotti alla fame. Perché? Sembra che Asimov, nel 1974 ci avesse già “predetto” il problema e dato la soluzione: Alcuni animali allevati dall’uomo a scopo alimentare si cibano di vegetali che l’uomo non è in grado di consumare, come per esempio l’erba. Ma anche questo può essere uno spreco. Perché lasciare a pascolo estensioni di terreno così vaste, che – almeno in parte – potrebbero essere coltivate a cereali?

E con questa domanda chiudo questo articolo, con la speranza che quanti più lettori siano stati portati a riflettere.

Daniela Lucia C.

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2 risposte a Asimov, Scienza e Fantascienza: ai confini del reale.

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