Questo articolo è uscito sul mensile Il Lametino lo scorso 7 luglio 2012. Potete trovarlo anche sul blog GSI. Per maggiori informazioni circa la presenza dell’articolo su entrambi i siti, si consiglia la lettura della FAQ.
Una città proiettata verso il mondo, abitata da persone con una mentalità più evoluta
Per gli anglosassoni è la wishlist (letteralmente “lista dei desideri”), per noi l’erba voglio (che stando al famoso proverbio non dovrebbe crescere neanche nei giardini del re). Modi diversi per definire la stessa cosa: una lista, o meglio una sfilza, di cose che vorremmo e/o che vorremmo che cambiassero. Su Lamezia Terme potremmo scrivere interi libri per far sapere al grande pubblico italiano, europeo e addirittura mondiale cosa è stato sottratto a questa città a causa della macedonia nostrana di politici locali incompetenti, mentalità scandalosamente arretrata, politici delle grandi città vicine molto esuberanti e scarsa capacità di attirare grandi capitali che non siano legati alla criminalità organizzata. Lo studio di Lamezia potrebbe diventare una nuova frontiera per l’urbanistica: come non amministrare una città. Mentre scrivo queste parole, la stanchezza prende il sopravvento e chiudo gli occhi. Li riapro… sto sognando? Non lo so, sono nella mia stanza disseminata di rocce, libri e modelli in scala di aerei e non noto nessuna differenza: decido, allora, di uscire per farmi un giretto iniziando dalle Terme Caronte.
Che belle, le Terme Caronte. Vedo infrastrutture adeguate, parcheggi efficienti, una piazza dove si può passeggiare tranquillamente, un anfiteatro stupendo, un fiume pulito con sponde ancora più pulite, la vecchia cava recuperata e trasformata in un parco, una piccola centrale geotermica, un centro dell’INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dove gli esperti monitorano i dati dell’acqua termale e tengono sotto controllo la faglia che in passato fece scattare terremoti devastanti. E, cosa impensabile fino a qualche anno fa, quando al massimo potevamo trovare due o tre roulotte e qualche macchina, vedo una marea di turisti venuti in vacanza che riempiono i lametini di passaggio di orgoglio. Molti di loro, per i pernottamenti, hanno scelto l’hotel della cava, un’opera ingegneristica eccezionale che ha in qualche modo “rioccupato” lo spazio lasciato vuoto dalle coltivazioni di materiali che hanno deturpato il paesaggio lametino. Alcuni confessano addirittura di essere venuti apposta per vedere l’hotel in questione, un esempio straordinario di recupero di cave per l’estrazione di materiale.
Tra la folla di turisti, ne noto alcuni vestiti in modo strano, pronti per un’escursione ed armati di picozza, bussola ed enormi carte geologiche e topografiche. Si tratta di alcuni miei “simili”, studenti di Geologia venuti da chissà dove. Mi avvicino e scopro che sono americani, iscritti alla University of California di Berkeley, venuti in Calabria con la doppia intenzione di studiare le rocce particolari del posto (così come il professor Alvarez prima di loro: evidentemente una delle sue lezioni su Lamezia li ha appassionati) e di fare una bella vacanza estiva. Mi dicono che il viaggio è stato semplicissimo: due soli voli, uno dalla West Coast americana alla East Coast, ed uno dalla East Coast a Lamezia Terme, senza passare per gli hub europei superaffollati e caotici come Roma-Fiumicino o Londra-Heathrow. Questo grazie allo sviluppo senza eguali dell’aeroporto di Sant’Eufemia, forte di un terminal modernissimo e di una pista più lunga in grado di garantire collegamenti efficaci con gli Stati Uniti (e tante altre destinazioni intercontinentali) per la gioia di tutti, specialmente per gli italoamericani. Investimenti per decine di milioni di euro, tante nuove tratte garantite da un numero via via crescente di compagnie aeree, servizi migliorati: si dice che presto l’aeroporto di Sant’Eufemia supererà il Fontanarossa di Catania e diventerà lo scalo più trafficato del Meridione. Niente male, soprattutto per una città così bistrattata che non è neanche capoluogo di provincia. Prima ho parlato dei turisti che apprezzano la nostra città? Eh sì: turisti, turisti, sempre più turisti, ma anche tanti uomini d’affari che investendo nella (ri)nascita di Lamezia Terme e della Calabria hanno trovato la loro El Dorado. I vari kilometri di costa lametina sono strapieni di ombrelloni, la qualità della balneazione è alle stelle ed una fila interminabile di resort rende Lamezia un polo turistico tra i più importanti in tutto il Mediterraneo. E pensare che fino a qualche anno prima Lamezia era solo una città di passaggio, tra l’altro anche in senso molto lato, perché i turisti non passavano da Lamezia ma solo dall’aeroporto e dalla stazione di Sant’Eufemia, e preferivano di gran lunga posti come Tropea e Soverato.
La città è piena di vita: un nuovo quartiere con strade ed edifici moderni, migliore viabilità, strade pulite, una pista ciclabile voluta per onorare la memoria degli otto ciclisti lametini scomparsi (e qui il pensiero non può non andare al prof. Fortunato Bernardi, che vidi per l’ultima volta in palestra appena due giorni prima della sua tragica scomparsa) e tanti, tanti parcheggi integrati ad un servizio bus degno di questo nome che permette a studenti, lavoratori e turisti di raggiungere con facilità i punti nevralgici di Lamezia. Per i giovani Lamezia è un paradiso e le serate monotone al Banshee sono solo un lontano ricordo. Che dire allora della Neo Università della Calabria? Quella di Rende non rendeva più (il gioco di parole è intenzionale) e nonostante le pressioni dei soliti politici cosentini è stato deciso di trasferirla a Lamezia, città che già in passato avrebbe dovuto ospitare tale università, condannando Cosenza all’isolamento ed all’oblio che merita (alleluia!). Anche Catanzaro ha perso colpi e di fronte alla crescita esponenziale di Lamezia, anche la vicina Vibo Valentia ha dovuto cedere. A nulla sono servite le proteste dei politici e dei cittadini: l’economia italiana ha scelto Lamezia come centro della Calabria e le cose dovranno rimanere così. Semplicemente fantastico.
Belle, tutte queste opere architettoniche. Bella, la nuova Lamezia. Bella e tutta da assaporare, la sconfitta di Cosenza, Vibo e Catanzaro. Bello tutto quanto. Il vero miracolo, tuttavia, non sta nell’urbanistica o nei trasporti: sta nella gente. La gente del luogo è diversa, i lametini sono cambiati, sono persone con una mentalità proiettata verso il mondo, non più limitata dai confini della piana. Molti di loro si sposano con cittadini stranieri, arricchendo la cultura del posto e trasformando Lamezia in una piccola New York italiana. I lametini sono orgogliosi di vivere in una città di punta per la Calabria e per tutto il Meridione e puniscono con modalità simili alla damnatio memoriae i membri della classe dirigente che non producono. Esatto, perché anche se Lamezia ha fatto passi da gigante, un quinquennio di cattiva amministrazione ha il potenziale di rovinare tutto quanto (mai dimenticare quello che è successo a Roma un millennio e mezzo fa), e la popolazione di Lamezia questo non lo vuole.
Per la città è questo il successo più grande: ci sono voluti milioni di euro, grandi fatiche e svariati anni di lavoro, ma alla fine l’impossibile è diventato possibile ed il lametino si è evoluto da tipico cittadino calabrese con mentalità da paesino a cittadino cosmopolita e guarda catanzaresi, vibonesi, crotonesi, reggini e cosentini dall’alto.
Ma… cosa succede? Le immagini svaniscono, non sento e non vedo più nessuno straniero in giro, la città si rimpicciolisce, mi opprime, mi fa sentire fuori luogo, tutto diventa tetro, monotono e terribilmente piatto. Cos’è successo? Semplicissimo: con grande disappunto, mi sono svegliato e ho rivisto la Lamezia Terme reale, non quella dei miei sogni. Ci vorrà un bel po’ per riprendermi dallo shock.
Francesco D’Amico