Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 234) il 27 maggio 2017.
Tante e ricorrenti le cause legali che vedono alcuni cittadini vittime delle buche stradali
Le strade cittadine sono spesso disastrate ed è dunque probabile che, prima o poi, qualcuno finisca in una buca e subisca lesioni o fratture; caso analogo per quanto riguarda i mezzi, privati o aziendali, che a causa delle buche possono subire danni più o meno gravi e dunque assimilabili a un danno economico, per il quale bisogna richiedere un risarcimento. Si decide, pertanto, di fare causa al comune, l’autorità locale “competente”, che dovrà rispondere dei danni subiti e, alla fine della causa civile che seguirà, dovrà pagare o meno un certo quantitativo di denaro, oltre che rimborsare le spese legali, al povero malcapitato.
Fin qui, nulla di strano: si tratta di uno dei tanti tipi di causa legale di natura civile che vede coinvolti da una parte il cittadino o un’azienda, e dall’altra uno dei vari livelli dello Stato, in questo caso il comune. Un copione, un prototipo visto e rivisto e che non lascia margini a sufficienza per “dubitare” di qualcuno, se non fosse per la frequenza con la quale simili cause vengono portate avanti, e da chi: c’è chi pensa che questo “business delle buche” sia oggetto di un abuso da parte di alcuni studi legali, che fondamentalmente non fanno altro che puntare su questa tipologia di causa per assicurare dei compensi, e con una certa regolarità. In poche parole, che sia un periodo di magra o un periodo molto impegnativo, con una causa di questa tipologia è possibile assicurarsi un guadagno quasi sicuro e costante nel tempo. C’è addirittura chi sospetta che dietro a queste cause, in una percentuale variabile ma – si spera – molto ridotta, ci siano alcune testimonianze false, ovvero che i fondamenti stessi delle cause siano costruiti ad hoc e ad arte per attribuire le lesioni subite in un incidente domestico o di altro tipo (che è responsabilità del cittadino, salvo casi particolari), tanto per fare un esempio, a una buca nel manto stradale (responsabilità del comune). E’ un tema che va affrontato con la dovuta calma e la dovuta cautela, e per ovvi motivi, ma dato che la ricorrenza di alcune cause legali sta iniziando a far nascere qualche sospetto, forse vale la pena investigare, fare una mini-inchiesta o quantomeno esporre questo fenomeno particolare e ricorrente. Le strade sono sempre meno sicure, alcuni avvocati hanno scoperto un modo “facile” per arrotondare i propri guadagni, o entrambe le cose? Il fatto che si senta parlare da diversi anni del dilagare di queste cause civili e che ormai, con un semplice motore di ricerca internet come Google, è addirittura possibile trovare alcune “guide all’uso” e modelli precompilati per presentare la richiesta di risarcimento, invita il libero e onesto cittadino a riflettere.

Segno di un’urbanistica decadente, oppure opportunità di guadagno?
Risulta molto strano, inoltre, che alcune “vittime” manifestino dolori e danni permanenti anche a distanza di mesi dagli incidenti riportati, e che questi danni emergano solo in occasione di visite mediche approfondite. Per i legali che presentano la causa al comune, il nesso tra questi danni fisici riscontrati in un secondo momento e la caduta nella buca è evidente, mentre per chi nutre sospetti nei confronti di queste cause “seriali”, un po’ meno. Nel complesso, è difficile saper distinguere i casi (e le cause) legittime da quelle parzialmente o totalmente orchestrate, e ciò è dovuto in parte alla natura stessa di questi episodi e alla facilità con la quale è possibile attribuire le lesioni da incidenti domestici alla caduta in una buca, magari con il prezioso ausilio di testimoni e con il supporto di alcuni medici legali. La speranza è sempre l’ultima a morire e si spera che dietro a queste cause ci siano fattori chiave del buon vivere civile quali l’onestà e il rispetto delle regole, perché sarebbe veramente poco decoroso per un avvocato, una figura normalmente associata al prestigio, alle elite e all’influenza cittadina, autodeclassarsi al ruolo di “principe del foro”, dove “foro” non sta per “forum” ma per buca stradale.
Francesco D’Amico