Lentamente Parigi riprende a vivere, affermando i suoi ideali democratici. La testimonianza di Elisabetta Ricci
Dopo gli attentati di Parigi, abbiamo preso contatto con una nostra connazionale ormai naturalizzata francese, Elisabetta Ricci, che vive ormai da anno nel paese con il marito. Elisabetta è una donna poliedrica, attiva, modella per il marito artista della fotografia d’autore che nella nostra città di Cosenza e non solo han partecipato a tanti momenti culturali di grande spessore tra fotografia, giornalismo e poesia con l’Associazione “Occhietti neri”. Attivi per un periodo anche in altri stati esteri, facendo la spola tra la Calabria e il mondo.
“Abito a Parigi da tre anni. Mi sono trasferita poiché il ‘sistema Italia’ non mi corrispondeva più. Ben lungi dalla logica della corruzione, del malaffare e del nepotismo, ho preferito continuare la mia vita in un Paese libero, in cui tutti hanno uguali posizioni di partenza e in cui i diritti dei cittadini non sono oggetto di negoziazioni di alcun tipo.”
Riguardo agli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre 2015…
La Francia e più nello specifico la città di Parigi sono state sottoposte a dura prova. Un vile attacco mirato a distruggere giovani vite, che non potranno più avere un avvenire. L’obiettivo del terrorismo è di annichilire la “joie de vivre”, la gioia di vivere, lo scambio, la coesione nella differenza culturale, pietre miliari di questa società. Conoscevo bene i ristoranti e i café falciati dalla violenza giacché si trovano a pochi passi da casa mia. Luoghi gremiti perlopiù di studenti il venerdì sera.
Ma quali sono le abitudini dei francesi ben conosciute dai terroristi?
Una consuetudine tipicamente francese sedere “en terrasse” e trascorrere una serata in allegria, in compagnia di amici di tutte le razze e le culture, a prescindere dalla religione e dalle convinzioni politiche.
Che cosa hai fatto dopo gli attentati?
Domenica sera, a quarantotto ore dell’attentato, ho sentito il bisogno, insieme a mio marito, di raccogliermi in preghiera dinanzi ai luoghi delle stragi. Mi sono unita a quel lungo fiume di gente che faceva tappa in quei posti seguendo il percorso dell’orrore, giacché si trovavano a poca distanza l’uno dall’altro.
Qual è la scena che più ti è rimasta negli occhi?
Le vetrate dei café crivellate di colpi, i bicchieri ancora mezzi pieni sui tavolini, mazzi di fiori, candele e un silenzio spettrale nonostante la folla presente. Ho pianto per quelle giovani vite infrante e per i nostri valori distrutti in pochi attimi dalla furia assassina d’individui perversi e senza scrupoli, accomunati dalla cultura della morte. Ho raccolto le lacrime e la frustrazione di un’anziana signora che si rammaricava per la pioggia incipiente poiché avrebbe rovinato i fiori e spento le candele accese in onore delle vittime.
Ho ritrovato la stessa atmosfera in Place de la Republique, cuore pulsante della città.
Come si vivono le ore nella nuova dimensione cittadina dopo gli attentati?
A causa di una falsa allerta, nella stessa serata la piazza è stata inghiottita dal panico. Tutti, me compresa, temendo una sparatoria, sono fuggiti a piedi. Dopo svariate centinaia di metri percorse a perdifiato tra le persone sotto shock, auto impazzite e bici riversate a terra, un ristorante ha spalancato le sue porte per farci entrare. Cinquanta persone circa nell’angoscia di non sapere cosa stesse realmente accadendo. Chiuse le luci e la porta d’ingresso, il proprietario ci ha condotto nel palazzo adiacente, attraversando le cucine e uscendo dalla porta sul retro, dove tutti i residenti non hanno esitato un instante ad accoglierci per darci conforto.
L’allerta è rientrata e in tutta fretta abbiamo potuto fare ritorno a casa.
Quali sono i sentimenti più forti che attraversano il cuore dei residenti tutti?
In questi giorni si respirano la tensione e la tristezza per le povere vittime, un dolore che resterà per sempre nel cuore dei francesi. Tuttavia, insieme al dolore e alla costernazione c’è la consapevolezza di potersi rialzare, di rimettersi in piedi per affermare con forza i valori fondanti della Repubblica.
Le terrazze dei café hanno ripreso a pullulare di vita in nome della “liberté, égalité, fraternité.” Tutti riuniti nell’afflato della democrazia, che né un kamikaze né una bomba potranno mai distruggere.
Qual è l’ideale parigino?
I parigini hanno un’indescrivibile e smisurata voglia di vivere, che rasenta l’incoscienza. Una libertà di espressione e di pensiero scevri da ogni pregiudizio, per i quali darebbero e danno la vita. Una generosità e solidarietà commoventi. Sono un unico cuore pulsante, che, anche se sanguinante, continua a battere e a vivere.
E noi siamo qui, “en terrasse”, a bere “un verre” tra amici. Perché la vita deve continuare. E per dare un segno forte, tangibile, che, nonostante tutto, non abbiamo “même pas peur”!
Lucia De Cicco