Quale democrazia sul web?

All’apparenza perfetto e in miglioramento, in pratica un posto selvaggio e senza regole: è internet

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Utopia?

Il tema della democrazia sulla rete, frontiera del futuro, è arrivato addirittura ad interessare la politica italiana. E’ un tema a molti caro, soprattutto agli ottimisti del “Web 2.0” che vedono nella rete un modello esemplare da applicare alla nostra società.

In teoria, ma solo in teoria, la democrazia sul web dovrebbe essere “di casa”: indipendentemente dalle condizioni sociali, dal reddito e dalla collocazione geografica, internet permette a tutti di abbattere le barriere, favorendo la condivisione di opinioni, di idee e la nascita di una “mente comune” così come descritta dal celebre Kevin Kelly, autore del libro “Quello che vuole la tecnologia”. In effetti, quello del Web 2.0 è un tema molto interessante, già trattato proprio tra le pagine de il Lametino il 26 febbraio 2011 con l’articolo “Le vere potenzialità della rete”, ora disponibile sul blog The Lightblue Ribbon. La rete ha rivoluzionato il nostro stile di vita: molti aspetti del nostro vivere quotidiano sono stati migliorati, altri invece ne hanno risentito negativamente, soprattutto nell’ambito sociale. Tralasciando le solite digressioni sui pro e sui contro di internet, che sono ormai diventate dei cliché, qui l’attenzione si concentra sul tema della democrazia su internet, così agognata e così difficile da ottenere… ma perché? Perché c’è qualcosa che non va, c’è qualcosa nella struttura del web e/o nell’uso che se ne fa, che impedisce alla rete di diventare il vero baluardo della democrazia “new age”: quello che a prima vista sembra un mondo democratico aperto a tutti, in realtà nasconde un’infinità di insidie che lo rendono per certi versi peggiore di una società caratterizzata a tratti da un regime dittatoriale, a tratti dall’anarchia.

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Regime dittatoriale, anarchia, definizioni esagerate ma che non sono poi così lontane dalla realtà. Il succo della questione sta nel fatto che, quando si dice o si fa qualcosa su internet, generalmente lo si fa “a casa di altri” e si è quindi soggetti a regole che di democratico hanno ben poco; in altri casi, come sulle nostre bacheche di Facebook, siamo “a casa nostra” e non ci pensiamo due volte prima di far sparire ciò che non ci piace. Alzi la mano chi non ha mai cancellato un post “scomodo” dalla propria bacheca, chi non ha mai richiesto la cancellazione e/o la rimozione del tag di una foto non gradita, chi non ha mai applicato alla critiche altrui una politica di censura a tutto spiano: siamo noi stessi il motivo per il quale la democrazia sul web è una chimera. Il problema non interessa solo il lato social del web, ossia quello con nomi e cognomi ben visibili che implicano rischi maggiori di esposizione per gli utenti, ma va ad influenzare con conseguenze anche peggiori il lato più anonimo della rete, quello dei forum e dei siti internet, dove nomi e cognomi si trasformano in nickname spesso impronunciabili e dove, teoricamente, la democrazia dovrebbe funzionare meglio grazie alla spinta garantita dell’anonimato: su un forum non è Mario Rossi ad essere criticato e offeso ma un anonimo “marco1970”, e ciò dovrebbe spingere l’utenza a favorire la democrazia e lo scambio di opinioni. E invece no, i forum sono più selvaggi dei social network, le regole da seguire spesso sono assurde e presentano sempre margini di discrezionalità che permettono a chi ha il potere di far letteralmente sparire chi non è d’accordo, alla faccia della democrazia.

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Su internet sono tutti leoni, ma nella vita reale…

Sui forum, anche quelli regolamentati, non ci sono regole democratiche, tutto è nelle mani di pochi “eletti” che possono fare quello che vogliono e, citando le testuali parole di un amministratore di un forum di nicchia nel settore dei videogiochi, c’è chi dice senza problemi di far parte di team di gestione dei siti che lavorano come una “dittatura benevolenta” che non accetterà mai la democrazia come modalità di gestione… una frase che in un qualsiasi altro contesto – soprattutto politico – farebbe scattare fior di giuste polemiche. Alcuni moderatori non si fanno tanti scrupoli nel dire che possono cacciare via gli utenti “indesiderati” senza una spiegazione, perché “non tenuti” a farlo: un click e via, il profilo personale dello sfortunato di turno è bannato, i post cancellati, e il concetto stesso di democrazia va a farsi benedire. C’è la possibilità di replicare, di fare reclamo? Assolutamente no, dato che i siti appartengono a chi li gestisce e non esiste un organo di vigilanza supremo che modera i moderatori del web e punisce chi fa un uso esagerato dei propri poteri. Solo nei casi più estremi si può ricorrere alla legge, ma si tratta di casi veramente isolati  che comunque non scoraggiano i “dittatori del web” che, ogni giorno, fanno qualcosa di “sbagliato” senza essere puniti. Ho chiaro nella mente l’esempio dell’amministratore di un sito/forum, un amante della libertà con le parole, il primo a criticare i politici inadempienti… e poi? Ha rimosso dallo staff del proprio sito una persona non perché non fosse capace di ricoprire il ruolo assegnatogli, ma per piccole divergenze di idee, il tutto ovviamente ignorando le critiche degli altri membri dello staff. Di esempi del genere ce ne sono a bizzeffe: per questo e per altri motivi, internet è un posto selvaggio mascherato da luogo di civiltà, dove si ha solo l’illusione di interagire in un contesto democratico. Sembra strano per un idealista del Web 2.0, ma oggigiorno la vera libertà di parola e di opinione si può apprezzare solo su alcuni giornali e facendo una cosa che va sempre meno di moda: uscire di casa e discutere con le persone senza avere computer o smartphone a fare da tramite.

Francesco D’Amico

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