Il colloquio diventa un “talent”: l’era del video curriculum

Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 231) l’11 febbraio 2017.

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Solo un minuto per conquistarsi un posto di lavoro

La fondamentale necessità del sapersi presentare attraverso un video curriculum, provando a gestire in modo efficace la comunicazione. É quanto richiesto ai diversi candidati delle aziende presenti sul mercato, seguendo l’idea che non basti più la semplice fotografia sul curriculum cartaceo o digitale.

Nel nostro paese questo fenomeno è relativamente recente, anche se comincia a prendere piede rapidamente sia per la crisi che stiamo vivendo, che tende a sviluppare un modo creativo nelle persone che vogliono presentarsi e sia perché le aziende hanno la possibilità di evitare delle “candidature di massa” che molto spesso risultano essere inappropriate. Il “minuto” per presentarsi, infatti, delinea un primo fondamentale contatto tra azienda e candidato, con la possibilità di far emergere – per quest’ultimo – competenza e comunicatività.

Inutile dire che in America il fenomeno è già noto da diversi anni e le aziende, sempre più esigenti, ricercano incessantemente dei candidati con questo tipo di presentazione, puntando decisamente sulla generazione youtuber. Si tratta di un fenomeno che arriva da oltre Oceano, dunque, partito ormai ben quattro anni fa per opera di uno studente di Yale. Abbandonando l’idea di scrivere una obsoleta “lettera di presentazione” da affiancare al classico curriculum vitae, Aleksev Vayner, questo il nome dello studente innovativo, decide di creare un videomessaggio mostrando capacità digitali in un curriculum formativo aggiornato.

É facile notare come si siano moltiplicati i presunti speranzosi lavoratori del domani, purtroppo non solo giovani, che vivono la rete come luogo del dialogo e come bacino potenziale di contatti con le imprese. Questo non è un male, tanto che le persone sono capaci sempre più di presentarsi online, soprattutto nell’utilizzo dei social network. Trovare lavoro, infatti, è una specie di guerra con il proprio destino e sembra opportuno darsi da fare. Così, sono ormai diverse le multinazionali che attuano la nuovissima strategia del recruiting unconventional online, alla quale i giovani – nella speranza di trovare un lavoro – decidono di aderire in una totale condizione di leggerezza.

Sembra dunque che il lavoro sia cambiato e di conseguenza anche la ricerca dello stesso. É chiaro a tutti noi, naturalmente, come il mondo del lavoro non sia più rappresentato da uomini tra fatiche e pericoli continui, per intenderci il mondo dei nostri nonni, ma quello che ci chiediamo è se realmente questo strumento sia necessario o rappresenti una possibile frontiera del mondo della “selezione del personale” per le aziende. Basti pensare come qualche anno fa si parlasse di un piccolo video curriculum di soli tre minuti, che successivamente è stato sostituito da una prima idea da dare ai datori si lavoro di sé in soli 120 secondi e che arriva, oggi, a definirsi in una presentazione rapida del “chi sono” e “cosa so fare” in meno di 60 secondi. Secondo gli addetti ai lavori, poi, un candidato dovrebbe anche focalizzarsi sulla sua personalità e sulle proprie passioni, non dimenticando il tempo libero accostato ai famosi “sogni nel cassetto”.

Ha senso tutto ciò? Un lavoro, o meglio la ricerca di un lavoro, può essere rappresentato da un talent? Quello che possiamo dire è che sicuramente il dolore di non riuscire a trovare un’occupazione dignitosa è certamente un male, ma ne esistono tuttavia altri peggiori. Pensiamo espressamente al fatto che la difficoltà non è mai nella parola, bensì nella sostanza, ed è quindi semplice realizzare un perfetto video curriculum per un ragazzo nato nella rete, capace di descrivere il mondo che lo circonda, come un semplice incontro con un amico, con un solo tweet. Sarà un gioco da ragazzi, allora, guardare in camera all’altezza degli occhi, scandire bene le parole, unire comunicazione verbale e non verbale, scegliere un abbigliamento appropriato, valorizzare abilità nascoste, innovare, incuriosire, essere formali ma non troppo. Tutto quello che viene richiesto è, dunque, alla portata dei giovani laureati e laureandi al passo coi tempi. Quello che allora ci chiediamo è, essenzialmente, se dall’altro lato abbiamo sempre dei datori di lavoro o “cacciatori di teste” con le dovute qualità in riguardo ai linguaggi multimediali. Per la virtù, infatti, non esiste pubblico più importante della coscienza. Con un po’ di umiltà, allora, proviamo solamente a farli lavorare questi ragazzi, spesso trentenni, magari educandoli alla fatica e cercando di non farli “lavorare” solo sul web.

Antonio Mirko Dimartino

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