Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 228) il 24 settembre 2016.
Il sottile confine tra libertà di espressione e ignoranza. La ricetta è la solita: parole a caso, immagini forti e tanta inconsapevolezza
Non vi importerà mai del numero di morti che sale minuto per minuto, figuriamoci provare a guardare qualche telegiornale straniero, leggere testate estere dove forse vi racconteranno meno fregnacce, farvi una cultura di politica estera, cercare di capire le dinamiche o rendervi conto di ciò che è accaduto, no! Niente di tutto questo.
Me l’immagino così: accendete la TV, leggete un articolo sul web, un post su un social media a caso, ricevete il messaggio di un amico o ancora una chiamata e… boom! Un brivido sale sulla vostra schiena, una voglia vi assale inesorabile, un desiderio di egoismo innalza un’autostima blanda; tutta la miseria umana inizia a picchiettare con le dita sui tasti di un personal computer collegato col mondo, arricciate il labbro mentre riflettete sul migliore messaggio da scrivere ai vostri conoscenti, la salivazione si arresta e il vostro monologo va riletto per vedere se l’effetto è quello desiderato. Un bel respiro e via, pubblicate il vostro pensiero, condividete l’articolo di Pinco Pallino con il vostro bel commento allegato. Me l’immagino così, la vostra attesa di notifiche di risposta, l’aumento della vostra autostima proporzionale ai “mi piace” su Facebook, le risposte dei vostri amici e il vostro apprezzamento nel loro interesse ancor più blando alla scontatissima opinione. Nel vostro videogioco virtuale mentre state lì come boccaloni a guardare la tv e a cercare articoli: un morto, dieci morti e cento morti, opinionisti, esclusive e dirette, Twitter e compagnia bella. Questa piscina mondiale di pensieri è una tipica caratteristica delle nuove generazioni, i nostri coetanei dunque, un miscuglio di opinioni scritte da voi opinionisti “espertissimi”, i discorsi da “bordello” e da taverna. Immaginatevi un esercito di scimmie che picchietta le dita sul PC girovagando per il web, è proprio così. A volte mi chiedo se la libertà di espressione ma soprattutto la facilità di poter esprimere opinioni, spesso in un italiano grammaticalmente scorretto, sia una cosa giusta. Paradosso se scritto in un articolo di giornale, vero? Eppure io me li ricordo i vostri #jesuischarlie, #jesuisparis, #prayfor…tal dei tali, seguite dall’indignazione però, quando le vignette del caro Charlie erano rivolte a noi.
Io me li ricordo i vostri messaggi di cordoglio verso un paese mai visitato, una città mai conosciuta, le risposte a chi condannava o era contrariato, tutto tramite un PC dove il massimo dell’interazione è la vostra immagine di profilo, con la vostra preziosa sensazione di onnipotenza preconfezionata e giustizia dei poveri, dove i vostri neuroni possono avere tutto il tempo di elaborare, cercare informazioni con la memoria a breve termine, per poi dimenticarsele subito dopo la fine del dibattito che, ovviamente, risolverà i vari problemi del mondo, no?
Massimo Citino
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