Questione F-35, la mia opinione è differente

Questo articolo sarebbe dovuto uscire sul mensile il Lametino il 28 settembre 2013, ma a causa delle inadempienze della tipografia e a conseguenti motivi di spazio e impaginazione, è stato escluso all’ultimo momento, insieme ad altri articoli.

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Se l’articolo fosse uscito, sarebbe stato così.

Basta con lo pseudopacifismo e l’ignoranza, i Lightning II sono un investimento necessario.

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Fonte: Wikipedia.

Povera Italia, poveri media italiani, senza contraddittorio e caratterizzati da questa capacità innata di produrre automi che pensano tutti allo stesso modo. Questa produzione in massa di cloni, in competizione con quella degli Stormtrooper di Guerre Stellari clonati a milioni sul pianeta Kamino, si manifesta in tutto il suo splendore in occasione dei dibattiti più accesi. E’ il caso del dibattito sugli F-35, che sui social network ha portato addirittura alla nascita dell’hashtag #nof35: il confronto non esiste, chi è a favore dei Lightning II non può parlare, è un guerrafondaiosadicoignorantebipbiipbiiiiiip che dovrebbe semplicemente vergognarsi… ma le cose stanno veramente così? Il dibattito è finito? I cloni dicono di sì ma, se permettete, io non ci sto.

Di cosa stiamo parlando? Il Joint Strike Fighter (JSF) Lockheed Martin F-35 Lightning II è un caccia stealth (invisibile ai radar) multiruolo (può ricoprire il ruolo di caccia, ricognitore e bombardiere in base alle necessità) di quinta generazione (il top del top della tecnologia) che sarà disponibile in varie versioni: F-35A CTOL (Conventional Take Off and Landing, decollo e atterraggio convenzionali, versione standard), F-35B STOVL (Short Take Off and Vertical Landing, decollo corto e atterraggio verticale, per piste di lunghezza ridotta e alcune portaerei), F-35C CATOBAR (Catapult Assisted Take Off But Arrested Recovery, decollo assistito da catapulta ma recupero arrestato, versione imbarcata per le portaerei con catapulta), F-35I (dove la “I” sta per “Israeli”, versione modificata dell’F-35A per la Heyl Ha’Avir d’Israele) e il CF-35 (altra versione modificata dell’A, che andrà al Canada). Prodotto dalla Lockheed Martin, la stessa casa produttrice che decenni fa ha sfornato il Lockheed SR-71 Blackbird, l’aereo manned (con equipaggio) più veloce del mondo capace di superare Mach 3 (c.a. 3.500km/h) e volare a 25km di quota, il Lightning II è un tributo al Lockheed P-38 Lightning della Seconda Guerra Mondiale, un caccia monoposto bimotore dalla forma caratteristica che diventò celebre dopo il successo dell’Operation Vengeance del 18 aprile 1943 (Operazione Vendetta, l’intercettazione a sorpresa e l’abbattimento del Mitsubishi G4M1 “Betty” con a bordo l’Ammiraglio giapponese Isoroku Yamamoto, l’artefice dell’attacco a sorpresa a Pearl Harbor). I detrattori del JSF fondano le loro critiche sui costi considerati eccessivi, sulla vulnerabilità ai fulmini, sulla presenza di un solo motore, sull’origine americana del progetto e su molta, molta cocciutaggine.

Parliamo della vulnerabilità ai fulmini, che per alcuni è un po’ un paradosso perché “Lightning in inglese significa proprio “fulmine”: il sistema di protezione dell’aereo dalle scariche elettriche naturali sembra essere non adeguato. Ma l’aereo perfetto e moderno, quello che esce dagli stabilimenti col marchio di garanzia di affidabilità al 100 per cento, esiste? No, non esiste nell’aviazione militare così come non esiste nell’aviazione civile. Il Lockheed Martin F-22 Raptor, il migliore caccia del mondo, invisibile ai radar e capace di superare la velocità del suono senza attivare i postcombustori (“supercruise”), ha accusato problemi di scarsa ossigenazione ai piloti (con pericolo di ipossia), culminati con un incidente mortale e il rifiuto da parte di altri piloti di volare col Raptor. Un esemplare del suo diretto rivale, il russo Sukhoi PAK FA, ha annullato il decollo in occasione della sua prima esibizione di fronte al pubblico perché uno dei due motori si è spento di colpo. Il colosso dei cieli, l’Airbus A380 “Superjumbo”, capace di trasportare fino a 800 passeggeri, ha avuto problemi alle ali e ai sistemi informatici. I problemi che l’ultramoderno Boeing 787 Dreamliner ha avuto, e sta ancora avendo, alle batterie di ultima generazione sono diventati di pubblico dominio e hanno comportato la sospensione dei voli del 787 in tutto il mondo per intere settimane, con danni economici enormi. Nessun progetto si salva dagli inconvenienti, ma una volta individuati i problemi e le loro cause si risolvono senza mandare il frutto di anni e anni di lavoro a farsi benedire. Il progetto JSF è in concurrency, una scelta industriale particolare che vede produzione, ricerca e sviluppo andare a braccetto, rendendo il problema della vulnerabilità ai fulmini risolvibile. Insomma, quello che gli pseudopacifisti dicono equivale un po’ ad abbattere una casa intera semplicemente perché l’esterno è di un colore anziché di un altro… verniciare le pareti, per loro, non è un’opzione.

Il Lightning è un monomotore, secondo alcuni questo è un problema serio. L’inconveniente interesserebbe l’F-35 nella sua veste di velivolo per l’attacco al suolo, essendo le ripercussioni sul ruolo di caccia puro praticamente nulle. Secondo il Generale dell’Aeronautica Vincenzo Camperini, già capo di Stato Maggiore della Difesa e ora vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali, riportando gli incidenti dei bimotori Eurofighter Typhoon e Dassault Rafale per un totale di sei velivoli andati perduti, “la configurazione dei motori non è una garanzia di sicurezza assoluta.” Si tratta, pertanto, di un problema potenziale e prettamente “teorico”, che non necessariamente pregiudica il ruolo di cacciabombardiere. L’invisibilità ai radar, inoltre, può compensare quest’inconveniente.

I costi dell’F-35 sono eccessivi? A smentire i luoghi comuni sui costi stratosferici dell’F-35 ci ha pensato Steve O’Bryan, vice presidente esecutivo del programma JSF, il quale ha dichiarato: “tra l’anno 1 e l’anno 5 il prezzo è calato di oltre il 50 per cento”, con un trend in miglioramento. “Entro il 2018 [con la produzione a pieno regime, ndr] il governo americano prevede un costo unitario di 67 milioni di dollari” per la versione A, con la versione STOVL, più complessa, che avrà un costo superiore di circa il 20 per cento. Il contratto per il sesto lotto di produzione a basso ritmo (LRIP 6) può portare ad una riduzione ulteriore dei costi di produzione del 10 per cento, prezzi relativamente bassi dato che stiamo parlando di un cacciabombardiere invisibile ai radar di ultimissima generazione. Per fare un paragone, i costi di acquisizione di un Typhoon ammontano a 63 milioni di euro (notate il cambio euro-dollaro, il primo vale circa il 12 per cento in più del secondo). Parlando invece di costi operativi, secondo il Generale dell’Aeronautica Militare Italiana (AMI) Domenico Esposito, un’ora di volo di un Typhoon, jet di quarta generazione visibile ai radar, costa 40.000 euro. Secondo Christopher Bogdan, direttore del Joint Program Office, un’ora di volo di un Lightning II in versione CTOL, jet di quinta generazione invisibile ai radar, costa 24.000 dollari. La differenza è del 60 per cento a favore del JSF, che è anche il velivolo tecnologicamente più avanzato.

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Non solo Stati Uniti: la catena di produzione del Lightning II interessa tanti paesi, e l’Italia è all’avanguardia. Fonte: Defence Industry Daily.

Industria aeronautica e nazionalismo, cosa ci guadagniamo comprando un aereo americano? Questa domanda rappresenta l’apogeo della cattiva informazione, che culmina con la frase “con gli Eurofighter Typhoon conoscenze e produzione rimangono in Europa, Italia inclusa, con i Lightning II qui non rimane nulla, va tutto in America.” Cari detrattori, non è così. Qualcuno dice che per il ruolo di cacciabombardiere sarebbe meglio una versione modificata dei Typhoon, caccia frutto della collaborazione tra Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia, accantonando gli F-35. L’Italia ha già i Typhoon, ma in versione da caccia puro, e per la versione da attacco al suolo bisognerebbe comprare altri velivoli ex novo che, come già detto, hanno costi operativi più alti dell’F-35 e non sono altrettanto avanzati. Inoltre, i Typhoon modificati non potrebbero ricoprire efficacemente il ruolo di caccia, mentre gli F-35, data la loro natura di aerei multiruolo, possono in base alle esigenze diventare caccia o cacciabombardieri. Parlando nello specifico di ricavi industriali, comprando un Eurofighter, il 79 per cento del denaro va in Regno Unito, Germania e Spagna, e solo il 21 per cento rimane in Italia. Con l’F-35, invece, di fronte ad un investimento di 2 miliardi di euro, i primi contratti di lavoro in Italia valgono già circa 600 milioni (pari al 30 per cento del totale), con la possibilità in futuro di andare in attivo, riportando in Italia somme di gran lunghe superiori a quelle investite: Lockheed Martin prevede, per i 25 anni di produzione del JSF, una partecipazione industriale per le aziende italiane pari a 9 miliardi di dollari, con l’opportunità di aumentare tale somma di altri 4 miliardi. Dallo stabilimento italiano Faco a Cameri (provincia di Novara, in Piemonte), usciranno i 90 F-35 italiani più altri 85 esemplari, da confermare, che andranno in Olanda, al ritmo di due cacciabombardieri al mese. E pensare che gli F-35 italiani sono stati ridotti da 131 a 90! La Faco, entro la fine dell’anno, impegnerà 300 addetti e prevede, a pieno regime di produzione, di portare quella cifra a 1.500. L’italiana Alenia Aermacchi ha ricevuto a maggio un contratto da 141 milioni di dollari per la produzione della prima ala e di altri componenti del velivolo; a linea industriale avviata, l’Italia produrrà sei ali di F-35 al mese per un totale di 800 esemplari e le attività continueranno anche con lo sviluppo e la manutenzione. In totale, grazie al progetto Joint Strike Fighter, ci sarà lavoro per un centinaio di aziende italiane fino al 2046, con la possibilità di arrivare addirittura al 2070 considerando le attività di supporto logistico legate al progetto. Per chi ancora non l’avesse capito, stiamo parlando di migliaia di nuovi posti di lavoro in Italia, mantenuti per interi decenni, e di ricavi economici veramente astronomici. Cari pacifisti, perché non dite queste cose?

Ci deve essere un’alternativa al Joint Strike Fighter, basta cercarla. E invece no. E’ stato già ampiamente dimostrato che l’alternativa all’F-35 non esiste (il Typhoon è troppo costoso e non altrettanto efficiente, non ci sono altri velivoli di quinta generazione disponibili), e le forze aeree italiane hanno bisogno di un serio ammodernamento. Un solo tipo di velivolo multiruolo in varie versioni, capace di sostituire aerei “specializzati” nei loro ruoli, permetterà all’Italia un salto di qualità non indifferente, semplificando le operazioni di manutenzione e di supporto logistico e riducendo il numero totale degli aerei militari in servizio. Noi abbiamo tanti, sicuramente troppi residuati della Guerra Fredda che devono cedere il posto ad un successore adeguato: gli italo-brasiliani AMX “Ghibli” dell’Aeronautica Militare per l’attacco al suolo sono entrati in servizio nel 1989, gli AV-8 Harrier della Marina nel 1985, i Panavia Tornado dell’Aeronautica risalgono addirittura al 1979. Il JSF, nelle versioni A e B, sostituirà tutti e tre i modelli.

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Un AMX “Ghibli” italo-brasiliano, un residuato della Guerra Fredda ormai diventato obsoleto, che presto sarà sostituito dai Lightning II. Foto di Giorgio Varisco.

“Usiamo i soldi per altre cose: ospedali, scuole, università, strade, etc, l’Italia ripudia la guerra.” Avendo letto oltre i due terzi di questo articolo, saprete certamente che frasi del genere sono frutto della più cieca propaganda “ignorantifista” (fusione tra ignorante e pacifista). Queste sono balle, le dicono i soliti noti a caccia di consensi che devono sfruttare a tutti i costi la crisi economica e la sensibilità delle persone ai temi “soldi” e “lavoro” per farsi eleggere. C’è chi, interpretando a modo suo l’articolo 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”), vorrebbe annullare in tutto e per tutto le forze armate italiane, rendendo questo paese incapace di difendersi e partecipare alle missioni NATO e ONU. La realtà è diversa: si vis pacem, para bellum (“se vuoi la pace, preparati alla guerra”), un paese avanzato e civile è un paese dotato di forze armate di autodifesa, forze che la sua popolazione dovrebbe rispettare. In Italia purtroppo non è così, ma questo ignorantifismo dilagante non dovrebbe interferire con il rinnovamento di Aeronautica e Marina e la crescita dell’industria italiana, che da progetti come quello del JSF possono guadagnarci e non poco.

L’acquisto dell’F-35, pertanto, deve essere inserito in un contesto che va ben oltre la mera espansione di una flotta aerea. Rientra nel piano di ammodernamento e razionalizzazione di Aeronautica e Marina, e noi che viviamo in Italia e non in Belgio, in un posto da millenni al centro di conflitti sanguinosi, dovremmo, come minimo, essere tutti d’accordo nel volere una protezione adeguata per i nostri cieli, i nostri territori e i nostri mari, perché non basta “toccare ferro” per bloccare una minaccia terroristica o militare. Inoltre, se per le nostre industrie e aziende l’F-35 è un vero e proprio toccasana, capace di garantire migliaia e migliaia di posti di lavoro per decenni, ben venga!

Francesco D’Amico
Foto dell’AMX di Giorgio Varisco, GolfVictorSpotting.it

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5 risposte a Questione F-35, la mia opinione è differente

  1. pikappa86 ha detto:

    Ma il punto quindi è: meglio spendere soldi per difenderci da un eventuale attacco terroristico che usarli per ospedali, scuole, università, strade, etc?
    Siamo proprio tutti ignorantifisti.

    • thelightblueribbon ha detto:

      Questa è una falsa dicotomia, ossia un falso dilemma, che rispecchia alla perfezione la tattica mediatica dei detrattori più populisti dell’F-35.

      No, il punto non è scegliere tra un cacciabombardiere stealth ed infrastrutture di prima necessità come gli ospedali: un paese avanzato dovrebbe avere entrambe le cose. E se proprio “i soldi non ci sono” e dall’alto ci dicono che “bisogna scegliere”, penso che l’alternativa più sana sia una bella lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, trasversale e fatta come si deve.

      TLR – Francesco

  2. Roberto ha detto:

    Nel suo informato articolo ha tralasciato un dettaglio fondamentale cioè il supporto tecnico operativo necessario al funzionamento dichiarato del velivolo. Per sfruttare appieno le capacita operative del velivolo è infatti necessaria un network di sensori e di ripetitori che solo gli USA (e in minori capacità UK e Francia) posseggono. Inoltre tutta la difesa elettronica e il sw operativo è di proprietà USA e le versioni rilasciate agli altri paesi sono depotenziate e controllate. In parole povere, a parte ogni considerazione di ritorno industriale che si rivelerà praticamente inesistente, il velivolo opera al 50% delle sue capacità se utilizzato al di fuori dell’egida di comando USA. Per non parlare dei costi di manutenzione per mantenere i velivoli efficienti e dell’armamento di ultima generazione da impiegare. Chi ha vissuto in AM negli ultimi 30 anni sa di cosa parlo.

  3. Connacht ha detto:

    ” e noi che viviamo in Italia e non in Belgio, in un posto da millenni al centro di conflitti sanguinosi ”

    La cosa ironica è che nell’ultimo secolo il Belgio è stato tarallato molto più di noi. Ora se ne sta tranquillo, ma non è che noi attualmente siamo in una polveriera (a meno di ritenere l’Albania una temibile minaccia e i residuati nordafricani non già asfaltati capaci di diventare la Wehrmacht; e se mi parlate di possibili invasioni russe o cinesi mi metto a ridere).
    Detto questo, se mi abbassate il costo di un pocheeeetto ve li acquisto, altrimenti per ora mi sembrano un giocattolo fin troppo costoso per quel che realmente serve (a noi, poi gli USA possono farci quel che gli pare se la loro agenda necessita supremazia aerea). Per bombardare i cammelli in Libia (tralasciando che i paesi musulmani li lascerei scannare tra di loro) userei i droni, la Cavour la convertirei in portaelicotteri essendo strategicamente superflua nel Mediterraneo e per eventuali teste di bomba nascoste nelle grotte è stato ampiamente dimostrato che non serve avere i congegni più grossi, costosi e luccicanti (soprattutto se di loro si lamentano lo stesso governo USA e i piloti americani, LOL), che magari fra vent’anni saranno già obsoleti per via di progetti più affidabili ed efficienti – ma questo non possiamo prevederlo.
    Visto che si critica il populismo che fa leva sui posti di lavoro in tempo di crisi ma si citano le millemila aziende che faranno lavorare miliardi di famiglie, datemi quei fondi (anche solo in parte) per finanziare biotecnologie, nucleare, informatica, meccatronica (campi dove primeggiavamo prima che i soliti asini devastassero il tutto con retorica populista, ignorante e incompetente) e vi garantisco che vi ritorneranno dieci volte di più occupazione, ricadute economiche & tecnologiche, brevetti, progresso.
    Naturalmente sono dispostissimo ad essere totalmente a favore del loro acquisto in cambio della dimostrazione matematica che investendo tot denaro in totale se ne guadagnerà poi di più, ma intendo proprio che da fuori entra denaro in quantità superiore a quella che abbiamo fatto uscire.

    • Gabriele Sartori ha detto:

      Si ma grazie alla globalizzazione abbiamo devastato un sistema produttivo laciando solo poche nicchie adesso vogliamo anche sputare su quelle? Di sola ricerca non si vive, nessuna economia che non produce almeno l’80% di quello che consuma sopravvive. La forza di un paese sta nella sua potenza produttiva industriale avete davanti agli occhi esempio e controesempio: Cina la fabbrica del mondo, già seconda economia mondiale in fortissima crescita, USA, 60% della forza lavoro nei servizi in evidente declino. E non venitemi a dire che non é un paese che non investe in ricerca! Quanto a Russia e Cina non si tratta di temere un invasione, nelle condizioni attuali é abbastanza anacronistico ma nel momento in cui a loro sarà chiaro che l’Occidente ha la forza militare di un branco di figli dei fiori pacifisti, vedrai quanto poco ci vuole per escluderci dallo scacchiere internazionale e questo significa che loro avranno il potere di mettere in miseria la tua economia semplicemente ritoccando il prezzo del gas o del petrolio o di qualche materia prima ma anche di semilavorati o merce finita visto che non produciamo piú nulla da noi. Ora gli USA e di riflesso l’Europa contano ancora qualcosa ma appare evidente il loro declino: l’immagine di una presunta superiorità militare é l’unica cosa che li salva dal tracollo. Veramene credete che pace e ricchezza da questa parte del mondo siano così scontate? Io vedo un futuro incentrato in Oriente e vedo un occidente in declino economico che porterà con se molta miseria (la crisi di oggi é solo un piccolo assaggio) e ti posso asicurare che la cosa che più desiderano i poveri non è la PACE ma porre fine alla propria MISERIA.

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